Furto da “Gal Sport”, 26enne condannato a 5 anni di carcere

Si tratta del romeno Cristian Marinel Jarda, uno dei quattro arrestati per il “colpo”, che risale al novembre 2016, in cui era stata razziata merce per quasi 200mila euro. Due dei fermati erano all’estero.
Furto nel negozio Gal Sport Aosta
Cronaca

Continuano le sentenze per il furto del novembre 2016 nel negozio “Gal Sport”, nel piazzale della telecabina per Pila, ad Aosta. La razzia, per la quale erano state individuate ed arrestate quattro persone di origini romene (due delle quali all’estero), era valsa merce per quasi 200mila euro. Oggi, giovedì 13 febbraio, il giudice monocratico Maurizio D’Abrusco ha condannato a cinque anni di reclusione, e 1000 euro di multa, il 26enne Cristian Marinel Jarda.

L’accusa, rappresentata dal pm Maria Luisa Verna, aveva chiesto tre anni di carcere e 500 euro. L’imputato, identificato durante le indagini (che avevano visto la Squadra Mobile della Questura e di Aosta i Carabinieri di Borgomasino concentrarsi su un casolare nell’eporediese, usato come “base” dai ladri), era stato localizzato in Francia, quando la Police Nationale lo aveva fermato a Bordeaux dopo un furto in un negozio, nel giugno 2017. Jarda era difeso dall’avvocato Corinne Margueret.

Era invece nel Regno Unito, dopo la fuga dal nostro Paese, un altro dei presunti componenti della banda, il 33enne Dan Marius Rus. Lo aveva trovato la “Metropolitan Police” in un esclusivo quartiere di Londra, Belgravia, nel maggio 2017. Per lui, il procedimento penale al Tribunale di Aosta è ancora in corso. Nelle indagini in Italia invece erano stati fermati i due fratelli Adrian Razvan Tinca (27) e Valeriu Tinca (25). Il secondo era stato condannato, con rito abbreviato dinanzi al Gup, ad un anno e quattro mesi di reclusione.

La banda, una volta sfondati il cancello e la porta d’ingresso del negozio, aveva puntato sui capi maggiormente pregiati: giacche Salomon, Millet, Rossignol e orologi Sunto. I ladri si erano portati via anche l’hard disk del sistema di videosorveglianza dei locali, ma il furgone e l’auto usati per raggiungere il negozio (ed allontanarsi) erano stati immortalati da altre telecamere nella zona. Le indagini della Mobile avevano determinato che almeno il 90% del bottino era stato ricettato, finendo sul mercato sommerso.

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