Per la Regione i finanziamenti alla Casa da gioco non potevano configurarsi come “aiuti di Stato” (a dirlo ieri in Consiglio il Presidente della Regione). Di tutt’altro parere la Corte dei Conti, come si evince dalla citazione in giudizio firmata dal Procuratore regionale della Corte dei conti, Roberto Rizzi e notificata oggi a 21 consiglieri regionali e a un dirigente regionale.
A sollevare per primo dei dubbi sull’operazione fu lo studio legale associato Crowe Horwarth, incaricato nel 2012 di valutare gli “eventuali profili di criticità legati” al mutuo Finaosta da 50 milioni di concesso al Casinò tramite Cva “nonché la determinazione del tasso di interesse da applicare al medesimo”.
Fra i punti più problematici dell’operazione lo studio legale citava proprio “i profili di interferenza rivenienti dai divieti agli aiuti di Stato previsti dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
Le regole in materia di aiuti di Stato fissate dall’Ue, ricorda nelle 116 pagine la Corte dei Conti, “contribuiscono ad una migliore allocazione delle risorse pubbliche – evitando ad esempio che talune imprese vengano mantenute artificialmente in vita a scapito di loro concorrenti, più efficienti, in grado cioè di operare senza contributi statali – e ad una parità di trattamento delle imprese, siano esse pubbliche o private”.
Sugli aiuti di stato esistono delle deroghe che però come “espressamente rilevato dal consulente legale di Cva, non ricorrevano nel caso in esame”.
Ne tanto meno la Corte dei Conti ritiene l’operazione compatibile con la restrittiva disciplina dell’Unione europea prendendo in considerazione le posizioni negli anni espresse dalla Commissione europea e dalla Corte di giustizia dell’Ue. In particolare il finanziamento non è considerato aiuto di stato ma normale esercizio dell’attività imprenditoriale del socio “se in analoghe condizioni un imprenditore privato avrebbe potuto essere indotto a effettuare erogazioni di simile entità (dato il merito di credito e le prospettive di rimborso della società finanziata) ed alle condizioni cui il finanziamento viene effettuato”.
Da scartare, per la magistratura contabile, anche la tesi secondo cui il settore delle case da gioco in Italia, essendo un oligopolio legale, sarebbe immune dalla disciplina degli aiuti di stato perché “non può essere ignorato che l’ausilio finanziario pubblico ha riguardato un’attività sottratta alla concorrenza, ma, prevalentemente attività di libera concorrenza”. Ovvero il complesso alberghiero. I 50 milioni di euro erogati nel luglio 2012 dovevano servire a sostenere il piano di sviluppo ed erano pari al 62,5% della spesa globale inizialmente dichiarata nel piano stesso di circa 80 milioni di euro. “Dalla documentazione acquisita è emerso che la porzione più consistente della spesa programmata afferiva a lavori riguardanti” il Grand Hotel Billia.
Pertanto “la maggior parte dell’erogazione finanziaria – sottolinea il procuratore regionale della Corte dei conti, Roberto Rizzi – essendo diretta a costituire la provvista per l’esecuzione di interventi riguardanti un’attività imprenditoriale in regime di libera concorrenza, risulta in palese violazione del divieto di aiuti di stato”.
Ne è un’ulteriore prova la “dinamica del finanziamento con i drastici abbattimenti accordati su impulso della Giunta regionale” – il tasso fisso dal 6% è sceso, due anni dopo, al 3,28% e nel gennaio 2016 all’1% – “inequivocabilmente dimostrano che un operatore privato non avrebbe potuto ottenere ausili finanziari di livello quantitativo e qualitativo paragonabile a quello ottenuto dalla partecipazione pubblica”.
Il finanziamento di 50 milioni di euro secondo il procuratore “ha creato un’enorme asimmetria competitiva, ponendo le altre strutture alberghiere, presenti nel territorio del Comune di Saint-Vincent in una posizione deteriore, non avendo potuto le stesse usufruire, in una fisiologica dinamica concorrenziale, di analoghe opportunità”.
Se pertanto la Regione ha violato, come ritiene la Corte dei Conti, la disciplina dell'Unione europea in tema di concorrenza, c'è il sospetto che altri danni possano essere stati arrecati, "non riconducibili nell'area della giurisdizione" della magistratura contabile. A verificarlo sarà con ogni probabilità la Commissione europea, che non più tardi di un mese e mezzo fa, ha chiesto chiarimenti alla Regione proprio sui finanziamenti concessi negli anni alla casa da gioco di Saint-Vincent.