Il Capo della Polizia Franco Gabrielli a Courmayeur: “Noi primi a nessuno, ma nemmeno secondi”

Il responsabile del Dipartimento di Pubblica sicurezza oggi in Valle per l’inaugurazione dei nuovi uffici della sottosezione della Polizia stradale, sul piazzale italiano del traforo del Monte Bianco, intitolati alla Guardia di P.S. Mario Turco.
Il capo della Polizia Gabrielli e il questore Ostuni con i dirigenti Bisogno, Sgalla e Rucci.
Cronaca

A Courmayeur nella mattinata di oggi, lunedì 11 settembre, per l’inaugurazione dei nuovi uffici della sottosezione della Polizia stradale, sul piazzale italiano del traforo del Monte Bianco, il capo della Polizia Franco Gabrielli non ha smentito la sua natura di alto funzionario dello Stato allergico alle parafrasi. Lo ha fatto, anzitutto, pronunciando parole suonate come un “promemoria”, indirizzato non solo a coloro che lo ascoltavano prima del taglio del nastro della sede.

“Noi – ha affermato Gabrielli – non ci riteniamo primi a nessuno, ma nemmeno secondi a nessuno. Le cronache, le vicende che hanno caratterizzato la storia del nostro continente, anche negli ultimi anni, lo stanno a dimostrare. Grande collaborazione, grande attenzione, grande ascolto ma anche pretesa di rispettare quelle che sono le nostre funzioni e quelle che sono le nostre sovranità".

“Collaborare – ha aggiunto il Capo della Polizia – non significa delegare, collaborare non significa far fare agli altri il lavoro che dobbiamo fare noi. E su questo saremo inflessibili, saremo puntuali, e non consentiremo nessun tipo di forme di anticipazione di controllo che non appartengano alla sovranità del nostro Paese”. Un concetto espresso “con la franchezza che mi contraddistingue” e “nel rispetto degli altri”, ma soprattutto “del mio paese, della funzione che esercito”, e “degli uomini e delle donne che ogni giorno anche su questo territorio, garantiscono la sicurezza”.

Come già accaduto in altre occasioni, a margine della cerimonia, rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, Franco Gabrielli non si è sottratto all’attualità, sia a livello regionale, sia nazionale. A proposito della realizzazione del Vallo di La Saxe, di cui si era occupato in qualità allora di Capo del Dipartimento di Protezione civile (l'opera, effettuata in via d’urgenza, risale al 2014), ha detto che, per quanto aveva verificato, la situazione era regolare e di “attendere le risposte della magistratura”, a seguito dell’indagine aperta dalla Procura di Aosta, che vede nove indagati.

Sul possibile discredito derivante alle forze di Polizia dai fatti di cronaca di Firenze, ove due Carabinieri sono indagati per un possibile stupro ai danni di due studentesse americane, Gabrielli ha ripetuto: “i casi singoli vanno giudicati con estrema inflessibilità, con estrema severità”. “Credo – ha continuato – che non facciano bene a nessuno le difese d’ufficio a d’oltranza, ma per fortuna abbiamo istituzione forti, solide, che sicuramente vivono queste situazioni con grande dolore, con grande dispiacere, ma che minimamente intaccano la storia, su tutte, dell’Arma dei carabinieri che da oltre 200 garantisce la legalità, il rispetto delle regole, delle leggi, nel nostro Paese”. 

“Riusciamo sempre a distinguere le responsabilità dei singoli – ha chiuso in merito Gabrielli – dalla capacità, la solidità e la sicurezza che le istituzioni offrono ai cittadini, non solo del nostro Paese, ma soprattutto a chi nel nostro Paese viene per passare momenti di tranquillità, per arricchirsi culturalmente”. Arrivato a Courmayeur dopo aver raggiunto la Valle d’Aosta in aereo, il Capo della Polizia ha quindi ribadito il valore di “nodo strategico internazionale” del traforo del Monte Bianco. Infine, l’inaugurazione in presenza di Enrica d’Ovidio, vedova della Guardia di Pubblica sicurezza Mario Turco, deceduto in servizio nel giugno 1962 ad Aosta, cui sono stati intitolati i nuovi uffici.

Il questore di Aosta, Pietro Ostuni, intervenendo alla cerimonia, ha ricordato come il piazzale del traforo, luogo sensibile ove sorgono i nuovi uffici, costituisce “un esempio concreto” dell’“univoca linea di azione” di “tutte le articolazioni della Questura e delle specialità”, mirata a “garantire al meglio della sicurezza della collettività”. “Qui – ha proseguito – operano con impegno e professionalità agenti della Polizia stradale, della Polizia di frontiera e del Reparto mobile, con l’ausilio di militari dell’Esercito, in stretto raccordo operativo con la Questura e con uno scambio d’informazioni che avviene senza alcuna soluzione di continuità”. I risultati di quest'azione, “in termini di prevenzione”, sono stati giudicati “lusinghieri” dal responsabile degli uffici di corso Battaglione.

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