Il disperato viaggio di sette migranti: nato per andare in Francia, finito in Valle d’Aosta

I profughi, somali ed eritrei, sono stati trovati, durante i controlli sui mezzi in ingresso in una fabbrica della zona autoportuale, in un tir. Hanno spiegato di essersi nascosti per varcare la frontiera a Ventimiglia, ma il mezzo andava a Pollein.
Comitato Croce Rossa Ventimiglia - Foto da Facebook
Cronaca

E’ sospesa tra la disperazione e l’aggrapparsi al sogno di una vita migliore la vicenda, conclusasi in Valle d’Aosta nel primo pomeriggio di ieri, giovedì 22 febbraio, che ha visto per protagonisti sette migranti. Di provenienza eritrea e somala, con un minore tra loro, sono stati trovati nascosti in un tir che ha raggiunto uno stabilimento dell’area autoportuale ed ora si trovano in strutture di accoglienza.

Da quanto ricostruito dalle forze dell’ordine – l’operazione ha visto intervenire Carabinieri, Questura e i Servizi di prefettura della Regione – i sette erano sbarcati tempo addietro a Messina. Nell’intento di raggiungere la Francia (paese sulle “rotte” dei profughi verso il nord-Europa, dove spesso si ricongiungono a parenti o a comunità di connazionali) finiscono a Ventimiglia.

In quel lembo di Liguria, la situazione legata alla presenza di migranti è tesa, e i controlli di polizia alla frontiera sono rigorosi. Si stabiliscono quindi in campi di assistenza offerta da Onlus ed enti come la Croce Rossa Italiana. Dopo qualche giorno, capito che il tentativo di espatriare in autonomia era destinato a fallire, pensano ad un espediente: nascondersi nel carico di un tir, dal quale scendere una volta in terra francese.

Il racconto che i sette hanno reso a militari ed agenti continua con l’attuazione del progetto: salgono sull'autotreno, mentre il conducente del mezzo, di nazionalità bulgara, è lontano. Ciò che non considerano, ma una volta a bordo era troppo tardi per accorgersene, è che il mezzo non si dirige in Francia, ma resta in Italia. Viaggia verso la Valle d’Aosta: è diretto ad un grande stabilimento di Pollein.

All’ingresso, scattano i controlli cui sono soggetti tutti gli autoarticolati che riforniscono la fabbrica. E’ in quel momento che, agli occhi degli addetti, si svela il “carico” umano del mezzo, come nella scena di un film. Viene chiamato il 112, che invia sul posto una pattuglia dei Carabinieri. E’ il primo pomeriggio di ieri. A seguire arrivano anche la Questura e, vista la competenza sui migranti, i Servizi di prefettura regionali.

I sette, portati al comando di via Clavalité dell’Arma, vengono identificati e sottoposti, da parte di operatori della Croce Rossa Italiana attivati per l’occasione, a procedure di controllo sanitario. Nel mentre, la versione fornita da uno di loro alle forze dell’ordine viene verificata, contattando sia Ventimiglia, sia Messina, luogo di ingresso in Italia. Il racconto trova rispondenza nelle date di sbarco e di registrazione nel campo in Liguria.

A carico dell’autista del mezzo, inconsapevole dell’accaduto, non sono stati assunti provvedimenti. In serata, i sette sono stati ospitati, dopo essere stati rifocillati e confortati al termine di un’esperienza comunque difficile, nelle strutture del territorio destinate all’accoglienza. Oggi, potranno presentare domanda di protezione internazionale negli uffici competenti e continuare ad inseguire quei progetti di vita che li hanno condotti ad un espediente non finito in tragedia più che altro per fortuna.

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