Impianti di telefonia, i Comuni perdono ancora: il Tar dà ragione alle società

Il Comune di Morgex ha perso al Tar della Valle d'Aosta un ricorso presentato da una società di impianti di telecomunicazioni. Nei giorni scorsi sempre il Comune si era visto respingere analogo ricorso al Consiglio di Stato.
Cronaca

Continua lo scontro giudiziario fra Comuni e società di impianti di telecomunicazioni. Al centro della contesa, la realizzazione di nuovi impianti sul territorio valdostano. L’ultimo atto dell’ormai lungo contenzioso, che fino a oggi ha sempre visto soccombere gli enti locali, è stato pronunciato nei giorni scorsi dal Tar della Valle d’Aosta. Ai giudici amministrativi si era rivolta Cellnex Italia contro il Comune di Morgex, a seguito del diniego dell’autorizzazione per l’installazione di un impianto di telecomunicazioni. La società ricorrente aveva richiesto l’autorizzazione per installare l’apparato, ma il Comune aveva respinto la domanda, sostenendo che l’intervento non rientrasse tra le destinazioni d’uso previste dal Piano Regolatore Comunale (PRGC) per quella zona.

Il Tribunale ha sottolineato che, secondo la giurisprudenza consolidata, a Regioni e Comuni è consentito determinare criteri di localizzazione degli impianti di telefonia mobile, ma non introdurre limitazioni generali alla localizzazione, come prescrizioni di distanze minime da determinati edifici (scuole, ospedali, edifici storici, ecc.).

Lo Stato considera gli impianti di telefonia mobile come opere di pubblica utilità, assimilate alle opere di urbanizzazione primaria. Ciò significa che tali impianti possono essere collocati in qualsiasi zona del territorio comunale, indipendentemente dalla sua destinazione funzionale, al fine di garantire una copertura capillare del servizio.

Sul tema si è espressa anche recentemente la Consulta, proprio in relazione alla legge regionale 25 del 2005 (relativa alla “Disciplina per l’installazione, la localizzazione e l’esercizio di stazioni radioelettriche e di strutture di radiotelecomunicazioni”). La Corte costituzionale ha ribadito come “la definizione delle tecnologie concernenti gli impianti che, unitariamente, costituiscono la rete delle infrastrutture di comunicazione elettronica, sia riservata allo Stato”.

Da qui l’accoglimento del ricorso di Cellnex Italia e l’annullamento del provvedimento del Comune di Morgex e degli atti connessi.

Il Comune potrà ora ricorrere al Consiglio di Stato, dove però, nei giorni scorsi, per un’analoga vicenda, si è visto bocciare un altro ricorso. Protagonista del contenzioso, questa volta, era la società Infrastrutture Wireless Italiane (Inwit) che, in primo grado, al Tar valdostano, si era vista dare ragione contro il diniego dell’autorizzazione alla realizzazione di una stazione radio base in località Chemin des Litzes. Secondo il Comune, l’area in questione rientrava in una sottozona destinata ad usi agro-silvo-pastorali secondo il Piano Regolatore Generale (PRG).

Il Collegio del Consiglio di Stato, nel respingere il ricorso, ha evidenziato come la motivazione riportata dal Comune per il diniego “non indichi nel dettaglio quali sarebbero i concreti effetti dell’impianto sul contesto protetto, non esaminando né la specifica struttura in progetto né le sue possibili incidenze sul contesto naturalistico limitrofo”.

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