C’è un aspetto sul quale si stanno concentrando le attenzioni degli inquirenti, nell’inchiesta riguardante l’emergenza sanitaria legata al nuovo Coronavirus al “Refuge Père Laurent” di Aosta, dove, dallo scorso 5 marzo, sono deceduti 36 ospiti su 120. Riguarda il rapporto tra la casa di riposo (a gestione privata), l’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta e la Protezione civile regionale.
In particolare, il pm Francesco Pizzato, che coordina le indagini, vuole mettere a fuoco se dall’ente pubblico siano state fornite (e, nel caso, quali) indicazioni all’ospizio per contenere il diffondersi del Covid-19. In termini più generali, l’Ufficio diretto dal procuratore capo Paolo Fortuna intende accertare quali siano state le modalità di gestione del “Père Laurent” e, anche rispetto ad altre microcomunità della Valle, se degenti e dipendenti siano stati tutelati.
Il fascicolo resta al momento senza ipotesi di reato, né indagati (è un cosiddetto “modello 45”). Tra i primi atti inquirenti eseguiti vi è stato un sopralluogo dei Carabinieri del Nas, svolto venerdì 3 aprile scorso al “Refuge”. Su disposizione della Procura, i militari hanno prelevato documentazione, definito con esattezza il numero degli ospiti che hanno perso la vita dallo scorso febbraio e ascoltato alcuni testimoni. Tra questi, il responsabile della struttura e dei dipendenti in servizio al momento.