Si dice preoccupato per l’incolumità sua e della sua famiglia dopo la diffusione della sua identità. Marco Mirabello, l’hacker accusato dalla Polizia di aver diffuso, lo scorso 28 dicembre, con un video la notizia di aver sventato telematicamente un attentato che l’Isis stava preparando in Italia, è sorpreso di come il suo nome possa essere trapelato e sia finito sui giornali. “Concentrerò le mie forze sull’identificazione del soggetto che ha violato il segreto d’ufficio dato che il comunicato del Ministero non presentava riferimenti sul comune specifico, nome e cognome, fotografia e professione” ci scrive via Facebook.
Nel merito della vicenda Mirabello sostiene di essere stato sfruttato dall’organizzazione internazionale Anonymous “Dentro Anonymous nessuno può decidere da solo, loro sono una comunità di persone che parlano e discutono insieme su tutto, ma non tutti sanno fare determinate cose, se mi danno un testo e delle immagini io produco un video, non significa che sia l’autore di una idea” ribadisce il 29enne di Chatillon.
Mirabello sostiene di avere avuto un ruolo meramente esecutivo: “Le mie competenze sono state sfruttate e poi accantonate, io sono solo una pedina, il mio ruolo era fittizio, accorti di aver fatto pagliacciate (quelli di Anonymous ndr) han preso le distanze e hanno negato ogni partecipazione”.
Ora Mirabello ha intenzione di concentrare le sue energie nella difesa della sua posizione nominando un avvocato. Rimane fiducioso nei confronti della giustizia: “confido che chiariranno la situazione, la stessa polizia postale è stata molto professionale ascoltandomi e prendendo atto delle mie dichiarazioni”.