La Cassazione conferma la sentenza di secondo grado a 14 mesi di carcere per Fisanotti

L'inchiesta era stata avviata nel 2005 in seguito ad una denuncia contro ignoti presentata da Caveri su esposti anonimi, o firmati con nomi di fantasia, che segnalavano alla Procura aostana presunte irregolarità compiute da politici e dipendenti regionali
Gianfranco Fisanotti
Cronaca

La Suprema Corte, ieri, martedì primo marzo, ha respinto il ricorso di Gian Franco Fisanotti, di 67 anni, di Aosta, confermando la sentenza di secondo grado a 14 mesi di carcere. I giudici d’appello, infatti, nel novembre del 2009  hanno riformato la sentenza emessa dal gup di Aosta, Giuseppe Colazingari, condannando l’ex presidente dell’Aiat di Aosta e attuale presidente nazionale dell’Unionturismo, sia per il reato di calunnia che per quello di diffamazione. Fisanotti, difeso dall’avvocato Filippo Vaccino, in primo grado era stato condannato a sei mesi solo per diffamazione, mentre era stato assolto dall’accusa  di calunnia.

‘Sono molto soddisfatto – commenta la sentenza, ora passata in giudicato, l’avvocato di parte civile Corrado Bellora ma non va dimenticato che e’ stato possibile grazie al lavoro del collega Sergio Badellino che ora non c’e più, ma che ha attivamente contribuito a questo successo’.

A Fisanotti è stata concessa la sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento dei danni e delle spese processuali alle parti civili (circa 40.000 euro): Fisanotti dovrà risarcire 10.000 euro all’ex presidente della Regione Valle d’Aosta Luciano Caveri, 5.000 euro alla moglie di quest’ultimo, Nora Martinet, e 5.000 euro a testa all’ex consigliere regionale Roberto Vicquery, all’ex assessore regionale al Territorio, Ambiente e Opere pubbliche, Alberto Cerise (ora presidente del Consiglio Valle), e al pubblicitario Ezio Sanguinetti.

L’inchiesta era stata avviata nell’ottobre 2005 in seguito ad una denuncia contro ignoti presentata da Caveri su esposti anonimi, o firmati con nomi di fantasia, che segnalavano alla Procura aostana presunte irregolarità compiute da personaggi politici e dipendenti regionali.


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