Valle d’Aosta osservata speciale da parte della Direzione nazionale antimafia. E’ quanto si legge nella relazione presentata ieri dal procuratore Franco Roberti e dalla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi.
“Forte attenzione vi è stata anche con riguardo alla presenza della ndrangheta in Valle d’Aosta – scrive la DIA – , piccola regione ove, da tempo, agiscono famiglie facenti riferimento soprattutto al mandamento tirrenico di Reggio Calabria”.
Un altro passaggio dedicato alla Valle d’Aosta, nelle 959 pagine della relazione, relativa al periodo tra il 1 luglio 2014 e 30 giugno, riguarda un provvedimento di sequestro di beni, compiuto il 12 gennaio 2015 dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia, Torino, Aosta e Crotone, ha eseguito il provvedimento di sequestro beni emesso dal Tribunale di Reggio Emilia Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Procura della Repubblica – D.D.A di Bologna, nei confronti di un soggetto originario di Cutro (KR)
“Le indagini patrimoniali – spiega la relazione – hanno accertato l’origine illecita del patrimonio riconducibile al calabrese, alimentato con conferimenti provenienti dalle attività criminali poste in essere dalla ‘ndrina “Grande Aracri” di Cutro, dedita alla gestione e controllo di attività imprenditoriali nel settore dell’edilizia anche pubblica, tra cui i lavori connessi all’emergenza sisma Emilia del 2012. Il prevenuto, già indagato per associazione mafiosa, riciclaggio ed altro, ha inoltre tentato di dissimulare le disponibilità economiche intestando fittiziamente a prestanome le ditte Edili Opera Srl, e Top Service Srl, entrambe aventi sede in Montecchio Emilia (RE), operanti in Emilia Romagna e Val d’Aosta”.
Complessivamente, ricorda la Direzione antimafia, sono stati sottoposti a sequestro beni per un controvalore complessivo stimato in 9 milioni di euro circa.