Omicidio Bétemps, una perquisizione a Sorreley
Una perquisizione, eseguita dalla Squadra Mobile della Questura di Aosta, è stata effettuata nella mattinata di oggi, lunedì 9 maggio, a Saint-Christophe, nell’ambito delle indagini sulla morte di Pino Bétemps, il 72enne trovato senza vita nella sua abitazione di Sorreley lo scorso 19 ottobre.
A quanto si apprende, ad essere perquisita è l’abitazione di un vicino di casa, che però non risulta al momento indagato. Gli inquirenti erano alla ricerca di elementi tali da restituire tracce del reato (ipotizzato quale omicidio volontario, per ora a carico di ignoti), o dai quali si possa desumere un collegamento tra il vicino e i potenziali autori del crimine.
Prelevato un telefono cellulare
Il fascicolo è affidato al pm Giovanni Roteglia e all’attenzione degli inquirenti c’è anche la possibilità di un ruolo inconsapevole della persona sottoposta alla perquisizione, nel poter avere magari attirato l’attenzione di qualche profittatore, agevolandolo nei suoi propositi delinquenziali successivi. Per questo, alla persona sottoposta a perquisizione domiciliare, è stato prelevato il telefono cellulare, nell’ottica di ricostruire i suoi contatti di quel periodo.
Voci sul denaro in casa?
Pino Bétemps viveva in una villetta di Sorreley, assieme al fratello Franco, gravemente disabile. La condizione dello stabile era di estremo degrado (masseriezie, cassette, scarpe e altre sporcizie un po’ ovunque), ma sarebbe errato definirla d’indigenza. L’uomo aveva lavorato come operaio siderurgico ed era in pensione e, seguendo una prassi non abbandonata nelle realtà di paese, sembrava uso a tenere parte del denaro a sua disposizione in casa. Nei sopralluoghi seguiti al delitto, ad esempio, erano stati rinvenuti 1.500 euro in contanti.
E se una parola, o anche soltanto mezza, sulla presenza di denaro fosse arrivata ad orecchie malintenzionate, magari in un luogo pubblico come un bar? Una ipotesi che, nel villaggio sulla collina di Saint-Christophe, non viene scartata nemmeno da chi vive accanto alla vittima. Anzi, è ancora nitido il ricordo di quando, non molto prima che morisse, Pino Bétemps subì un tentativo di rapina, con un ladro inseguito anche da un vicino. La casa in cui il 72enne abitava presenta almeno tre vie di fuga, non difficili da individuare con un’osservazione minima della zona.
L’ipotesi del suicidio, poi indebolitasi
Il caso si è palesato di non semplice soluzione da subito. Quando l’hanno trovato, Bétemps era a terra, nella cantina di casa, con una corda al collo. Uno scenario che non escludeva l’ipotesi di un suicidio, ma l’assenza di ferite in corrispondenza del laccio (una fascetta di quelle usate per le rotoballe di fieno, con un fermaglio), assieme al quadro di lesioni e fratture emerso sul suo corpo, ritenuto compatibile con il fatto che l’anziano avesse avuto una colluttazione, aveva rafforzato la tesi omicida.
La Scientifica nella casa da poco
Sulla vicenda, la Procura ha investito anche la Polizia scientifica del Gabinetto di Torino. Gli specialisti hanno compiuto più sopralluoghi nell’abitazione, gli ultimi ancora alla fine della settimana scorsa, ma ad oggi non sono state trovate impronte o tracce di Dna estranee al contesto di Pino Bétemps. Quanto al movente del delitto, tra le poche piste parse verosimili agli inquirenti c’è quella che passa appunto per la disponibilità economica del pensionato.
Bétemps era un “invisibile”, che trascorreva le sue giornate tra casa, i campi e il garage-officina allestito dopo aver lasciato il lavoro. Chi si è introdotto nella sua casa poteva non cercare cifre roboanti, ma sapere che qualcosa avrebbe trovato. La speranza degli inquirenti di capire di chi si tratti passa ora per il capire come abbia potuto saperlo.