Colpevole. La Procura di Aosta ne era certa fin dall’inizio, sin dai primi accertamenti, poi culminati nell’imputazione per calunnia. Con oggi, lo ha stabilito anche il giudice monocratico Marco Tornatore che, al termine di un processo in cui sono sfilati in aula testimoni da diverse regioni italiane, ha condannato a due anni di reclusione Michele Arcangelo Turi, 61 anni, originario di Banzi (in provincia di Potenza).
Secondo l’accusa, l’uomo, all’epoca dei fatti (risalenti al 2011) in servizio come luogotenente alla Brigata paracadutisti “Folgore”, aveva presentato ad Aosta una querela per diffamazione a carico di tre persone che sapeva, in realtà, essere innocenti, dichiarando quindi il falso in un atto diretto all’autorità giudiziaria. Il principale destinatario della denuncia del militare era un’assistente sociale, che stando alla versione contenuta nell’esposto depositato dal parà aveva attestato fatti non veri in una relazione di servizio.
Cosa conteneva quel documento, al punto da spingere ad una denuncia falsa colui che l’avvocato difensore, Giorgio Cassotta del foro di Melfi, ha definito un “incensurato servitore dello Stato”? E’ emerso durante il dibattimento: elementi tali da lasciar presagire una relazione extraconiugale con una donna di Banzi, in procinto di separarsi dal marito.
L’imputato ha dichiarato di averla conosciuta solo per essersi rivolto a lei per un lavoro di sartoria. Tuttavia, per l’accusa, veder messi nero su bianco i fatti avrebbe potuto creare alla donna qualche grattacapo, compromettendo l’esito della causa di separazione. Senza contare le difficoltà cui sarebbe andato incontro il militare. Ecco quindi, nella tesi accusatoria, il ricorso allo “strategemma” della querela, nella speranza di veder condannata la responsabile della relazione e “cancellare” quindi le prove del legame.
A supporto della sua tesi, Turi ha anche prodotto della documentazione, smentita però dai testimoni ascoltati in aula. E’ il caso, tra l’altro, di un certificato di servizio della brigata “Folgore”, mirato a dimostrare di essersi sottoposto, nel periodo preso in esame dalla relazione sociale, a cure termali in un’altra località. Una circostanza contestata da alcune deposizioni, secondo le quali il militare sarebbe stato notato a Banzi proprio in quei giorni.
Durante il processo ha testimoniato anche la presunta amante dell’uomo. Nella sua requisitoria di stamane, il pubblico ministero Eugenia Menichetti l’ha definita “totalmente inattendibile”, arrivando a chiedere la trasmissione del fascicolo della deposizione alla Procura, per valutare eventuali reati. Richiesta che il giudice Tornatore ha accolto: la donna potrebbe quindi vedersi contestare la falsa testimonianza.
Il pm aveva concluso chiedendo una condana a tre anni di reclusione. La difesa dell’imputato ha tentato di smontare il teorema accusatorio, a partire dalla scelta di depositare la querela ad Aosta. Per gli avvocati di Parte civile, un tassello in più nel mosaico costruito dal militare per complicare gli accertamenti processuali (vista la distanza con Banzi e gli spostamenti cui sarebbero stati chiamati i numerosi testimoni). Per la difesa, la semplice conseguenza del fatto che Turi stesse seguendo un “corso utile alla sua professione”. Tutto il resto, ha detto il difensore, “sono illazioni”.
La pena comminata a Turi sarà sospesa se, entro tre mesi dall’irrevocabilità della sentenza, risarcirà il danno cagionato all’assistente sociale costituitasi parte civile con 8000 mila euro. Rispetto all’accusa di calunnia nei confronti delle altre due persone chiamate in causa dalla querela, l’imputato è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.