Piano regionale delle acque, Assoidroelettrica ricorre contro una misura

Il ricorso riguarda la misura sulla disciplina della valutazione del rischio ambientale connesso alle derivazioni idriche. L’udienza dinanzi al Tribunale superiore delle acque pubbliche si terrà il prossimo 15 ottobre. La Giunta regionale si costituirà in giudizio.
La centralina idroelettrica di Dolonne
Cronaca

Una misura prevista dall’aggiornamento 2030 del Piano territoriale delle acque, approvato dal Consiglio regionale lo scorso 18 giugno (e adottato dalla Giunta 13 giorni prima), ha fatto storcere il naso all’Associazione Italiana dei Produttori Idroelettrici. Così, Assoidroelettrica (che ha sede a Bologna) ha depositato un ricorso al Tribunale superiore delle acque pubbliche contro la Regione, chiedendo l’annullamento di quella parte di piano.

L’associazione, che in Valle raggruppa la maggior parte dei produttori operanti (corrispondenti alla quasi totalità dei titolari di piccole concessioni di derivazione), ha messo nel mirino la misura concernente l’“attuazione a scala distrettuale della Direttiva sulla valutazione del rischio ambientale connesso alle derivazioni idriche”.

Nella formulazione approvata dalle istituzioni regionali, la norma prevede che “qualora l’intervento oggetto di valutazione ricada nell’area Repulsione della matrice, è ragionevolmente certo che, anche a causa delle pressioni derivanti dai prelievi già in atto, esso comporti un incremento potenzialmente significativo della pressione ambientale e, pertanto, è da considerarsi non compatibile”. La misura stabilisce poi che tale disciplina non si applichi ai rinnovi alle grandi derivazioni d’acqua, di potenza superiore ai 3 Megawatt.

Assoidroelettrica, rappresentata dall’avvocato Giovanni Battista Conte, ritiene che tale decisione dell’amministrazione regionale sia lesiva degli interessi della categoria dei produttori, sotto due profili. Anzitutto, perché appare ostativa al rilascio di nuove concessioni per gli interventi ricadenti nell’area “repulsione della matrice” e ciò – è la tesi dell’associazione – risulterebbe peggiorativo della disciplina in vigore precedentemente.

Inoltre, perché gli elementi posti dalla norma regionale alla base dell’esenzione della disciplina nei rinnovi delle grandi derivazioni (quelle superiori ai 3 Mw) – cioè la “riduzione degli effetti dei gas clima-alternati, anche ai fini della sicurezza ed alla diversificazione degli approvvigionamenti energetici”, assieme al fatto che lo sviluppo di energia da fonte rinnovabile “è un obiettivo prioritario a livello regionale, nazionale e comunitario” – giustificherebbero, per Assoidroelettrica, l’inapplicabilità anche per i rinnovi delle piccole concessioni.

Da qui, lamentando una serie di violazioni di legge, la richiesta al Tribunale superiore delle acque di Roma di annullare tale misura, “cancellandola” dall’aggiornamento 2030 del piano. L’udienza è in calendario per il prossimo 15 ottobre. La Giunta regionale presieduta da Renzo Testolin, viste le osservazioni formulate in merito dalla Struttura gestione demanio idrico, ed alla luce della valutazione complessiva dell’Avvocatura interna, ha deciso di costituirsi in giudizio.

La delibera adottata dell’ente nella seduta di venerdì scorso prevede che l’amministrazione sia rappresentata nella causa dall’avvocato dirigente Riccardo Jans e dal collega Gianni Maria Saracco del foro di Torino. Per le spese del caso, l’atto stanzia poco più di 12.600 euro.

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