Tre ore in cui l'accusa ha cercato di dimostrare che la colpevolezza dell'ispettore Francesco Cirri, di 52 anni, di Aosta, a processo per lesioni personali colpose.
Ieri, venerdì 23 luglio, si è tenuta la seconda udienza davanti al giudice di pace di Aosta, Nicolò Tambosco.
L'accusa ha voluto sentire anche la parte offesa, Ben Rejed Chroki, di 26 anni, il cittadino tunisino residente a Aosta, che il 19 settembre del 2008 era rimasto ferito da un colpo di pistola, partito dalla pistola di ordinanza dell'ispettore.
L'extracomunitario, che non si è costituito parte civile, era rimasto ferito alla spalla sinistra in un'operazione anti droga avvenuta ad Aosta. Nell'auto del tunisino, gli agenti ritrovarono quasi mezzo chilo di droga. Il giovane tunisino dovrà lasciare il territorio nazionale, infatti, il Tar ha respinto il suo ricorso.
"Ero appena arrivato da Torino – spiega al giudice Ben Rejed Chroki – e avevo parcheggiato l'auto in via Saint-Martin-de-Corleans sotto casa di mio cugino. Tutto si è svolto velocemente. Mentre i poliziotti colpivano il vetro, io ero lì, fermo, avevo paura e stavo pensando dove nascondere la droga che avevo sulle ginocchia. La Fiat Punto era spenta, il freno a mano tirato e le portiere chiuse. Si possono aprire solo dall'interno. Poi ho sentito il colpo e ho visto il vetro rotto, solo a quel punto mi sono accorto che sanguinavo. Ho sbloccato le portiere, Cirri mi ha tirato fuori e prestato soccorso. Ha detto al collega di chiamare l'ambulanza. Mentre l'aspettavamo il 118 mi ha tenuto premuto il dito sulla ferita, e con l'altra mano mi ha tolto la cocaina che avevo nella tasca della giacca. Poi, all'arrivo dell'ambulanza, si è buttato a terra dietro l'auto, come se l'avessi colpito con la macchina. Ma non è vero. Io l'auto non l'ho mai mossa.
Sentito anche un'agente della polizia scientifica, che aveva fatto i rilievi, in particolar modo si era occupato dell'auto. Il poliziotto ha riferito di aver trovato il mezzo con tutte per portiere aperte, con il freno a mano tirato, il cambio in folle, le chiavi inserite e il quadro spento.
Il processo è stato poi aggiornato al 25 febbraio del prossimo anno, quando verranno sentiti altri testi dell'accusa. Le indagini erano state coordinate dal pm Luca Ceccanti.