Dopo mesi viene così soddisfatta la richiesta dei coniugi Cuneaz: portare la Corte per un giorno a Lavod, in modo da far vedere a tutti dove viveva Ahmed. Visitare per capire insomma. Gli imputati secondo gli inquirenti avrebbero “schiavizzato'” il giovane marocchino obbligandolo a vivere nella sporcizia, a sostenere orari di lavoro massacranti, senza alcuna retribuzione, e minacciando di denunciare il suo stato di clandestino alle forze dell'ordine. I coniugi, che erano stati arrestati nell'aprile 2005 durante un blitz dei carabinieri hanno sempre respinto tutte le accuse. Ugo Bredy, padre della donna ed Edi, figlio della coppia, sono a giudizio per lo stesso motivo.
Secondo quanto emerso dall’audizione dei sette testimoni della difesa durante l’udienza di mercoledì mattina, l'operaio marocchino avrebbe preso più volte il pullman per scendere ad Aosta. Gli autisti Ivo Perrino e Germano Vuillermoz, che da anni lavorano sulla tratta Aosta – Bionaz, che passa per Valpelline, messi davanti alla foto di Ahmed, hanno affermato di averlo portato in diverse occasioni. Così come un altro testimone Edy Passerat ha detto di averlo visto spalare la neve davanti alla Casa dei Cunéaz. Il processo riprenderà il 21 maggio con la deposizione di Silvano Juglair, testimone della difesa che ieri non si è presentato.