Processo su bestiame e fontine adulterate: solo cinque imputati verranno giudicati in appello

Per tutti gli altri, in totale ventotto, il procuratore generale Prevete ha rinunciato al giudizio, preso atto dell’intervenuta prescrizione rispetto a molte delle ipotesi di reato. Le udienze alla Corte d’Appello di Torino riprenderanno ad ottobre.
tribunale torino
Cronaca

Dei trentatré imputati per i quali l’allora pubblico ministero Pasquale Longarini aveva proposto appello, solo cinque dovranno affrontare il processo di secondo grado. E’ quanto emerso nella mattinata di oggi, mercoledì 20 settembre, alla Corte d’Appello di Torino, in occasione della prima udienza del nuovo procedimento per i fatti, legati essenzialmente al risanamento del bestiame e all’adulterazione di formaggi, sui quali il Tribunale di Aosta aveva sentenziato il 30 ottobre 2014, vale a dire cinque anni dopo un’inchiesta che aveva letteralmente stravolto il mondo della zootecnia valdostana.

In apertura di udienza, il procuratore generale Mirella Prevete, valutata l’intervenuta prescrizione per molte delle ipotesi di reato rispetto alle quali il pubblico ministero aostano aveva formulato il ricorso, ha quindi annunciato la rinuncia al giudizio di appello per ventotto dei citati. Restano imputati coloro che erano stati condannati in primo grado, cioè Antonio Albisetti (52 anni di Montjovet), Angelo Cabraz (46, Jovençan), Marisa Cheillon (55, Gignod), Eliseo Duclos (58, Gignod) ed il veterinario in servizio all’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta, Claudio Trocello. Per la definizione dei loro casi, il processo è stato aggiornato e riprenderà il prossimo ottobre.

Rispetto alle numerose contestazioni mosse in primo grado, nella rosa delle ipotesi di reato alla base del procedimento di appello ne erano rimaste solo quattro, cioè: associazione per delinquere, abuso d’ufficio, commercio di sostanze alimentari nocive e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale. Le condanne ad Aosta erano state di 2 anni e 6 mesi per Albisetti, 4 anni per Cabraz, 1 anno e 6 mesi per Marisa Cheillon, 4 anni per Duclos, 3 anni e 6 mesi per Trocello. Per l’allevatore di Jovençan, il produttore di formaggi di Gignod e il veterinario, la sentenza aostana includeva anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

L’inchiesta, riguardante fatti commessi nel periodo dal 2008 in avanti, sviluppata dal NAS dei Carabinieri e coordinata dal pm oggi sospeso Longarini, aveva visto tredici arresti e sessanta indagati a piede libero. Il processo al Tribunale di Aosta era iniziato con quarantotto imputati, ridotti dai sessantuno dell’udienza preliminare, tenutasi nel 2011, in occasione della quale tre persone avevano patteggiato. Le udienze si erano protratte, a seguito di numerosi rinvii (legati in particolare alla necessità di tradurre dal patois e trascrivere alcune intercettazioni operate dagli inquirenti), per concludersi a fine 2014 con le cinque condanne di cui si è detto e quarantatré assoluzioni. Per trentatré casi, il pubblico ministero aveva dedotto il malgoverno delle istanze processuali di primo grado e depositato dichiarazione di appello.

Le posizioni oggetto della rinuncia al giudizio di stamane del Procuratore generale torinese sono quelle di: Donato Avoyer, Italo Avoyer, Angelina Jordan, Rosella Badino, Pierre Clos, René Clos, Fabrizio Bisson, Gabriele Viérin, Siro Bisson, Erik Cheillon, Luciano Cuc, Marco Cuc, Leo Saraillon, Ada Girod, Carla Girod, Nello Girod, Giovanni Girod, Diego Lale Murix, Italo Lazier, Angelo Letey, Davide Mila, Dante Morzenti, Daniele Morzenti, Loris Pieiller, Laura Vercellin Nourrissat, Alfreda Tillier e Pierpaolo Trevès. Tutti escono quindi di scena dal processo. Gabriele Empereur, il ventottesimo citato, è deceduto nel frattempo.

Il processo d’appello vede una parte civile, l’Unità Sanitaria Locale della Valle d'Aosta, i cui interessi sono tutelati dall’avvocato Corrado Bellora, del foro di Aosta. Si era costituita anche l’Amministrazione regionale (tra le contestazioni di primo grado, anche la truffa ai danni dell'ente), le cui pretese economiche erano tuttavia state respinte in primo grado.

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