È previsto per la serata di oggi, giovedì 19 luglio, all’aeroporto di Malpensa, il rientro in Italia della salma di Maurizio Giordano, il caporale maggiore scelto della sezione scialpinistica del Centro Addestramento Alpino morto l’11 luglio scorso durante la spedizione militare sul Gasherbrum IV, in Pakistan.
Il corpo verrà quindi trasportato a San Benigno, frazione di Cuneo della quale era originario l’alpino. La camera ardente sarà allestita nella chiesa parrocchiale e sarà aperta alle 9 di domani, venerdì 20. Alle 20 sarà recitato il rosario e celebrata la veglia, dal Nunzio apostolico in Venezuala Aldo Giordano, zio della vittima. I funerali si terranno dopodomani, sabato 21 luglio, alle 14.30, nella cattedrale Santa Maria del Bosco di Cuneo.
Trentadue anni compiuti proprio al campo base del Gasherbrum, per il quale era partito lo scorso 10 giugno, residente a Saint-Pierre da ormai dieci anni, Giordano aveva trasformato la sua passione per la montagna in un lavoro, diventando prima istruttore militare del Centro, con base ad Aosta e Courmayeur, e poi aspirante guida alpina.
Il giovane alpino stava tentando, assieme ai compagni di spedizione, la conquista della vetta, uno dei “tetti del mondo”, da 7.925 metri. È stato travolto da un blocco di ghiaccio mentre era di ritorno al “Campo 1”, nella zona nota come “Seraccata degli Italiani”. Gli alpinisti avevano finito l’acclimatamento in quota, trascorrendo la notte a 7.050 metri.
Da là, si coglie in tutta la sua imponenza la cresta nord-est, aperta per la prima volta nell’agosto 1958 dalla cordata italiana composta da Walter Bonatti e Carlo Mauri ed inviolata da sessant’anni. Il Gasherbrum IV è chiamato dagli alpinisti “la montagna scintillante”. Lo stesso luccichio che gli amici e colleghi di Giordano ricordano nei suoi occhi quando saliva in quota, inseguendo il sogno che lo aveva portato in Valle.