Secondo il consulente della procura il Day Hospital era “una giungla di irregolarità”

A livello penale non ci sono responsabilità da parte dell’Usl. Ma nella sua consulenza, l’esperto del ministero della Salute ha sottolineato come ci siano numerose anomalie. "Non rispettata la normativa sulla libera professione intra moenia".
Hospital di Reg. Borgnalle ad Aosta
Cronaca

I vertici dell’Usl valdostana, in merito all’operazione ‘’Bisturi’’, sul Day Hospital, hanno subito precisato di aver sempre fatto tutti i controlli del merito, sottolineando come ‘’nel diritto amministrativo e nel diritto privato vige il principio della buona fede, che si applica in ogni rapporto contrattualistico. Di conseguenza, pare fuori luogo ventilare una culpa in vigilando, in un contesto sicuramente articolato e complesso, ma assolutamente controllato’’.

Effettivamente, a livello penale non ci sono responsabilità di nessun tipo da parte dell’Usl, tanto meno di omesso controllo. Ma nella sua consulenza, l’esperto del ministero della Salute consulente della procura ha sottolineato come ci siano numerose anomalie. Secondo il consulente, infatti, i principali capi saldi della normativa in materia di libera professione intra moenia “non sono stati rispettati’’. Ovvero, i medici del Day Hospital, che operavano in intra moenia dovevano versare il 30% dall’Usl. Non solo. Sempre secondo l’esperto del ministero “non si trova nessun riferimento a modalità di verifica dei volumi di attività istituzionale compatibile con le liste di attesa e libera professione. Si concede alla ‘Day Hospital srl’ di richiedere direttamente all’utente la tariffa di propria competenza. La società ‘Day Hospital  srl’ percepisce, inoltre, una quota aggiuntiva dell’Asl per l’uso dei locali in libera professione’. Sempre secondo il consulente, in dieci anni le sale operatore in convenzione Usl sono state sottoutilizzate. Dal 1999 al 2009 “il numero degli interventi ambulatoriali in attività istituzione non è mai stato superiore a mille su base annua, con una media di quattro interventi a seduta: si può certamente affermare che per il tipo di chirurgia ambulatoriale, le sedute sono state sottoutilizzate”. Per il perito, per ammortizzare il costo della sala, le sedute avrebbero dovute essere almeno il doppio. Tutto ciò senza contare le forniture di materiale pubblico, che secondo l’accusa sarebbero state utilizzate anche per gli interventi a pagamento. E solo per il 2007, è emerso come a fronte di una fornitura da 125 mila euro di materiale, dal numero e tipologia di interventi, sarebbe stati consumati solo 55 mila. Gli altri 70 mila, secondo l’accusa, sono stati utilizzati per interventi privati.

Dalle indagini della Digos e della Guardia di Finanza è emerso come il Day Hospital ‘’fosse una giungla di irregolarità’’. Cartelle cliniche di interventi fatti in intra moenia mai date all’Usl, medici che operavano nella struttura privata quando erano in servizio all’ospedale regionale Umberto Parini, rifiuti speciali smaltiti irregolarmente, fatture non fatte, oppure fatte due volte.

Le ipotesi di reato sono molte, vanno dal peculato, passando per l’assenteismo, alla truffa fino all’evasione fiscale.

Oltre al direttore amministrativo del Day Hospital, Alberto Morelli, ci sono anche otto medici: i primari ospedalieri aostani Manuel Mancini (ortopedia), Alessandro Albani (anestesia e terapia intensiva), Michy Salval (chirurgia d’urgenza), Paolo Pierini (urologia) e i dirigenti medici Giorgio Basile (ortopedia), Antonio Antico (chirurgia vascolare), Paolo Millo e Riccardo Brachet Contul (chirurgia generale).

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