Truffa aggravata e falsa attestazione della presenza. Sono i reati che la Procura di Aosta contesta, a vario titolo, a sei dipendenti amministrativi dell’Unità Sanitaria Locale, in servizio nella sede aostana dell’azienda in via Guido Rey, a seguito di un’indagine dalla quale sono emerse irregolarità nelle timbrature. L’attività investigativa sui “furbetti del cartellino”, conclusa recentemente, è stata sviluppata dalla Guardia di Finanza ed ha visto il ricorso sia a modalità inquirenti tradizionali, sia ad una telecamera nascosta.
Tutto ha inizio lo scorso aprile, con una segnalazione arrivata al Nucleo di Polizia Tributaria delle Fiamme gialle di Aosta. Gli uomini comandati dal tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi, per darle seguito, compiono una prima acquisizione di documentazione riguardante il personale, riscontrando delle irregolarità amministrative. Decidono quindi di approfondire la situazione “sul campo”: appostandosi, si rendono conto che due dipendenti risultavano in servizio, ma erano altrove.
Uno viene seguito dai finanzieri per un’intera giornata di lavoro, nella quale non arriva nemmeno vicino all’ufficio (pur essendoci stato per l’intero orario previsto, secondo il suo cartellino), mentre l’altro si assenta dalla scrivania per alcune ore della giornata (ma formalmente non si è mosso). L’indagine passa quindi alla fase successiva in cui, sulla base di quanto emerso, il pubblico ministero Luca Ceccanti, che ha coordinato l’attività sotto l’egida del procuratore capo Paolo Fortuna, autorizza a procedere ad intercettazione ambientale. Traducendo dagli atti giudiziari, una telecamera viene piazzata, celandola, davanti al timbratore degli uffici di via Guido Rey.
L’occhio occulto rimane acceso per due mesi: la maggior parte degli oltre duecento dipendenti risulta corretta, ma alcuni “furbetti del cartellino”, oltre a quelli già visti dai finanzieri, spuntano. Due persone appaiono nelle immagini mentre “strisciano” più di un badge, a beneficio di colleghi allontanatisi in precedenza senza “stimbrare”. Con la collaborazione della direzione dell’Azienda, le Fiamme gialle identificano non solo gli autori di quelle timbrature “collettive”, ma anche due “beneficiari”. Il controllo incrociato dei rispettivi stati di servizio con le immagini filmate chiude il cerchio, portando i destinatari delle contestazioni, riepilogate nell'avviso di chiusura indagini, in tutto a sei.
Oltre all’aspetto penale, il concetto di “falsa attestazione in servizio” è stato rivisto ultimamente sul piano normativo, inasprendone le conseguenze disciplinari per il dipendente pubblico che se ne renda responsabile, attraverso gli ultimi decreti attuativi della “legge Madia” per la riforma della Pubblica amministrazione.
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