Sulla carta d’identità la sua foto, ma i dati di un uomo con dei precedenti: condannato a 25 mesi

Mohammed Atik, 34enne algerino, era stato arrestato al tunnel del Monte Bianco, dopo aver presentato un documento contraffatto. Dai controlli era emersa anche l’esistenza, a suo carico, di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Milano.
Tribunale di Aosta
Cronaca

Che qualcosa non tornasse, in quella Carta d’identità italiana consegnata loro dal passeggero di un pullman giunto alla frontiera per espatriare, era evidente agli agenti della Polizia di frontiera di stanza al traforo del Monte Bianco. Nel campo dedicato all’altezza si leggeva “177 cm”, mentre l’uomo che la esibiva era alto quasi un metro e novanta. Decidere di approfondire il controllo è stata quindi questione di secondi.

Risultato: il documento, per quanto originale e in corso di validità, era stato contraffatto sostituendo la fotografia apposta su di esso. Così, sabato 23 luglio scorso, per colui che lo aveva appena mostrato agli agenti è scattato l’arresto, per il possesso di titoli per l’espatrio falsi e per sostituzione di persona, visto il tentativo di accreditare la propria identità utilizzando i dati del titolare italiano della Carta d’identità.

Non solo. Rilevate e controllate in banca dati le impronte digitali, è emerso che l’uomo, di nazionalità algerina – che, una volta smascherato, ha detto ai poliziotti di chiamarsi Mohamed Atik e di avere 34 anni – aveva a suo carico anche un ordine di ripristino della custodia cautelare, cioè una misura di carcerazione in attesa di giudizio per un precedente reato (una rapina), emesso dal Tribunale di Milano. Ironia della sorte: anche l’italiano intestatario della Carta d’identità contraffatta risultava destinatario di un analogo provvedimento. Insomma, le chances di riuscire a varcare la frontiera, per Atik, erano decisamente vicine allo zero.

Tradotto alla casa circondariale di Brissogne, l’algerino è stato condotto una prima volta, martedì 26 luglio scorso, in Tribunale ad Aosta, per l’udienza di convalida del suo fermo, dinanzi al giudice Eugenio Gramola. Quest’oggi, martedì 2 agosto, nel primo pomeriggio, è stato invece processato per direttissima. Difeso dall’avvocato Davide Meloni, l’imputato ha scelto il rito abbreviato. Il giudice Paolo De Paola lo ha dichiarato colpevole e lo ha condannato a venticinque mesi di reclusione. Atik, al termine dell’udienza, è stato riaccompagnato in carcere, visti i provvedimenti a suo carico.

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