Tra legali stranieri affiancati da colleghi italiani e parenti delle sette vittime schiacciate dal dolore mai sopito, si è tenuta oggi in Tribunale la prima udienza per l’incidente aereo del Rutor, lo scorso 25 gennaio. Unico imputato è il pilota francese Philippe Michel, 64 anni, a bordo dell’aereo da turismo scontratosi con un elicottero della società “GMH” in servizio, quel giorno, per l’eliski. È chiamato a rispondere, dal pm Carlo Introvigne, di disastro aviatorio colposo e di omicidio colposo plurimo.
Le prime battute del confronto in aula sono state dedicate ad osservazioni sollevate dal team difensivo di Michel (gli avvocati Jacques Fosson e Alessio Iannone), che ha eccepito sulla volontà di costituirsi parte civile, nel procedimento, della compagnia con cui era assicurato l’elicottero, nonché di Martin Werner, unico sopravvissuto nello schianto oltre all’imputato.
Dopo la camera di consiglio per valutarle, il Gup Davide Paladino ha deciso di non ammettere la società, mentre il superstite resta tra i soggetti che intendono far valere dinanzi al giudice la propria domanda di risarcimento, così come diversi tra parenti e congiunti di tutte e sette le persone che hanno perso la vita nella tragedia (due a bordo dello Jodel D-140 su cui volava l’imputato e cinque dell’elicottero GMH pilotato dal toscano Maurizio Scarpelli).
Tramite i suoi difensori l’imputato (presente in aula) ha quindi chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, condizionando l’istanza alla possibilità di depositare delle produzioni documentali, fornite seduta stante alle varie parti. Si tratta dei risultati di indagini difensive imperniate, tra l’altro, sulle dichiarazioni di alcuni piloti attivi in zona e di due consulenze di carattere tecnico.
Per parte sua, il pm Introvigne non si è opposto alla richiesta, ma ha chiesto la “prova contraria”, rappresentata dalla possibilità di nominare, a sua volta, un consulente – l’ex colonnello dell’aeronautica Alfredo Caruso – per produrre una perizia di parte. Il Gup ha quindi rinviato l’udienza all’8 gennaio 2020. In quell’occasione, qualora il giudice non decidesse di nominare un consulente del Tribunale (ipotesi non da scartare, visto il trovarsi di fronte alle produzioni di parti contrapposte), potrebbe prendere il via la discussione del giudizio abbreviato.
La tragedia, dal bilancio più pesante degli ultimi diciott’anni di aviazione in Valle, è secondo la Procura conseguenza della “condotta negligente ed imprudente” tenuta dall’imputato (quale “comandante ed istruttore di volo” dell’aereo partito da Megève) la “zona del ghiacciaio” del Rutor, sita in territorio italiano, “senza prestare attenzione durante il volo a vista alla presenza di altri velivoli che impegnavano la medesima area”.
A questo profilo di colpa, si affianca la contestazione di uno più specifico, legato al presunto mancato rispetto di vari atti normativi che disciplinano la pratica aerea. Sul ghiacciaio, gli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Entrèves (che hanno condotto le indagini assieme ai Carabinieri) hanno ritrovato due telecamere GoPro che si trovavano a bordo dell’elicottero. I video appaiono suffragare l’ipotesi formulata dagli inquirenti sin dall’inizio, basata su una collisione tra la parte bassa dell’aereo e il rotore principale dell’elicottero.
A morire nell’incidente, oltre al pilota italiano Scarpelli, furono la guida alpina che lo accompagnava nella rotazione Frank Henssler, gli sciatori tedeschi Christoph Jakob e Sattler Ingrid Jakob, e l’imprenditore Maximilian Karl Ludwig Schiere, nonché gli allievi del volo addestrativo di cui l’imputato era istruttore: il belga Arnaud Goffin e il francese Bruno Marais.