L’ingegnere Alberto Devoti, 72 anni, dovrà pagare i danni legati al progetto del Trenino di Cogne. A ribadirlo con sentenza pubblicata il 31 marzo scorso è la Terza sezione centrale d’Appello della Corte dei Conti che ha accolto parzialmente l’appello, dimezzando da 13 a 6 milioni la cifra che dovrà pagare l’ingegnere.
Scrivono i giudici di secondo grado: “Lo scostamento del progetto della ferrovia dal risultato che il medesimo doveva garantire imponeva, a quel professionista su cui incombevano specifici obblighi di servizio, attività dirette ad impedire che la stazione appaltante pagasse per un’opera che non avrebbe mai potuto essere utilizzata così come pensata e progettata”.
La colpa del Devoti “appare particolarmente grave ove si consideri che, anche ammettendo la complessità dell’ufficio di progettista e direttore dei lavori e la pluralità di interventi richiestigli, egli era ben a conoscenza dei problemi di funzionalità dell’opera, dato che ne era stato progettista ed era stato nominato direttore dei lavori fin dall’inizio dell’appalto”.
Gli oltre 30 milioni di euro pagati dalla Regione risultano “ingiustificati e costituiscono danno” ribadisce la Corte di Appello della Corte dei Conti. I giudici hanno però ritenuto necessario rivalutare il danno erariale “per la impossibilità di commisurare in maniera dettagliata la parte di danno imputabile al Devoti stante la partecipazione di altri soggetti che hanno concorso causalmente alla sua produzione (Regione, Ministero delle infrastrutture, ditte private).”
Nella sentenza i giudici di appello ricordano i principali elementi di criticità dell’opera: “per le opere civili, l’interno della galleria del Drinc: dove gli interventi effettuati non hanno risolto completamente le problematiche preesistenti”, “la compromissione della situazione degli armamenti (linearità minore di quanto previsto dal progetto, geometria del binario poco curata, con evidenti angolosità)”, “per gli impianti, si è rilevato che gli interventi di ventilazione della galleria del Drinc, non hanno rispettato appieno quanto previsto nel progetto” o ancora “per il materiale rotabile, è emersa la non utilizzabilità dei locomotori V38” e “rilevanti sono anche i rilevati difetti di progettazione ovvero di esecuzione relativamente all’armamento ferroviario”.
Fin dalle primissime fasi e fino alla sua realizzazione l’opera, rilevano i giudici, “non avrebbe mai potuto avere un funzionamento pieno e completo come da progetto tanto è vero che il Consiglio Regionale, nel luglio 2011, e la Giunta Regionale, nell’agosto 2012, hanno deliberato di dichiarare inservibile l’opera, con la dismissione e alienazione dei materiali rotabili e tecnologici, nonchè degli immobili”.