Dopo il Tribunale di Aosta anche la Corte d’Appello di Torino conferma il nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e l’insorgenza del tumore in un 63enne, tecnico specializzato delle Cogne Acciai Speciali, ora in pensione.
Secondo i giudici di secondo grado esiste, infatti, “un’elevata probabilità” che a causare il tumore sia stato il cellulare. Fra il 1995 e il 2008 il dipendente della Cas ha usato, per motivi di lavoro, il telefonino per più di diecimila ore, con una media di 2 ore e mezza al giorno. L’utilizzo prolungato avrebbe causato un tumore benigno intracranico e una conseguente “sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva”.
La sentenza d’appello conferma così la condanna dell’Inail a pagare la rendita di 400 euro mensili per malattia professionale al lavoratore.
A rappresentare l’uomo gli avvocati Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo e Jacopo Giunta dello Studio Ambrosio & Commodo che intervistati dall’Ansa spiegano: “Si tratta di una sentenza importante scritta da scienziati fra scienziati, in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale, e che dimostra che le radiofrequenze possono causare un tumore”.