Udienza Casinò, il pubblico ministero chiede pene per quasi 25 anni

L’udienza di oggi si è chiusa dopo l’arringa del rappresentante dell’accusa, durata più di quattro ore, che ha invocato la condanna per sette degli otto imputati. Per l’ex presidente della Regione Rollandin chiesti 4 anni e 8 mesi.
Udienza Casinò - l'arrivo degli imputati
Cronaca

All’udienza Casinò, iniziata poco dopo le 9.30 di oggi, mercoledì 19 settembre, è stato il giorno dell’accusa. Dopo l’esame di un paio di eccezioni preliminari sollevate dalle difese, è stata infatti la requisitoria del pm Eugenia Menichetti a monopolizzare la giornata. Il titolare dell’inchiesta, che accusa – a vario titolo – politici regionali, ex manager e revisori della Casa da gioco di falso in bilancio e truffa aggravata negli anni tra il 2012 e il 2015, ha parlato per più di quattro ore, concludendo con la richiesta al Gup Paolo De Paola di pene che, complessivamente, sfiorano i venticinque anni.

Le richieste del pm

Nello specifico, il pubblico ministero ha invocato le condanne più pesanti per i revisori dei conti Fabrizio Brunello e Jean-Paul Zanini (5 anni di reclusione a testa) e per il presidente della Regione all’epoca dei fatti contestati, Augusto Rollandin (4 anni ed 8 mesi). Per il già amministratore unico Lorenzo Sommo e per l’assessore regionale alle finanze nel 2014-2015, Ego Perron, la richiesta è di tre anni ognuno. Per il predecessore di quest’ultimo, Mauro Baccega, e per il revisore Laura Filetti, l’accusa ha sollecitato al Gup 2 anni di reclusione ciascuno.

Per quanto riguarda poi la responsabilità amministrativa della “Casinò de la Vallée”, il sostituto procuratore ha avanzato l’indicazione di una pena di 500mila euro. Ancora da definire il destino processuale dell’ottavo imputato, l’ex amministratore unico Luca Frigerio: per il pm va rinviato a giudizio con rito ordinario, e in tal senso si è espresso oggi, ma la decisione del Gup si conoscerà solo nel prosieguo della discussione, dopo che anche il difensore sarà intervenuto in merito.

“Le richieste di pena si diversificano”, ha spiegato il pm Menichetti, perché “parliamo di quattro annualità e non tutti” gli imputati “hanno avuto un ruolo in tutte”. Per l’accusa di falso in bilancio, quattro sono i bilanci finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, mentre per quella di truffa aggravata quattro sono le deliberazioni di Giunta e Consiglio con cui è avvenuta l’erogazione delle liquidazioni contestate, pari a 140 milioni di euro. Nella valutazione dell’accusa, il 2015 è l’anno considerato più grave, perché “vi era assoluta consapevolezza del dissesto della società e perché l’iscrizione di imposte anticipate era la meno verosimile”.

“Politici e governance totalmente consapevoli”

Nella lunga ed articolata requisitoria, il Sostituto procuratore ha sviluppato lo scenario alla base delle imputazioni: i bilanci della casa da gioco di quegli anni, redatti dagli amministratori unici al tempo, erano falsati dall’iscrizione di crediti per imposte anticipate (che mascheravano le reali perdite e davano l’idea di un possibile ritorno al profitto). Dopo che il Collegio sindacale li avallava, i “big” di piazza Deffeyes, sulla base di quei documenti contabili, agivano per erogare i finanziamenti. Tutti, secondo la Procura, erano però ben più che coscienti dello stato effettivo dei conti dell’azienda di Saint-Vincent.

Per la parte politica, ha detto il pm, “la consapevolezza riguardo alla reale situazione economico-patrimoniale del Casinò emerge con assoluta chiarezza da tutti gli atti di indagine”. In particolare, “vi è un’enorme mole di documenti, specie di dichiarazioni, che vengono fatte non solo nel corso delle indagini preliminari, ma anche e soprattutto in fase antecedente, ben lontana dall’apertura del fascicolo, dinanzi alla seconda Commissione consiliare ‘Affari permanenti’”, da cui emerge come gli esponenti politici fossero consci dell’“inconsistenza e dell’inattendibilità delle previsioni fiscali utilizzate per appostare in bilancio crediti per imposte anticipate”. Queste ultime, avevano “la funzione di dare al socio, ai finanziatori e al pubblico in generale” il messaggio che “il Casinò era in grado di ritornare in utile”.

Da parte della governance della Casa da gioco, poi, vi era “ben più che consapevolezza”. Negli ex amministratori unici, il pm individua “gli autori materiali della condotta, coloro che materialmente hanno redatto queste previsioni fiscali”, risultate poi “completamente avulse dalla realtà di qualsiasi reale concreta prospettiva di ritorno in utile, che mai c’è stata, nemmeno ponendosi al momento della redazione di queste proiezioni”. Il Collegio sindacale, “organo di controllo dell’amministratore, dotato di poteri ispettivi particolarmente penetranti e forti”, anzitutto “si è guardato bene” dall’usarli, ed ha poi “avallato quest’operato”, senza informare “adeguatamente il socio e il pubblico della illegittimità di queste poste di bilancio”.

Le intercettazioni ammesse

In mattinata, le difese degli otto imputati avevano sollevato un’eccezione sull’utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche effettuate dalla Squadra mobile della Questura, durante un’indagine per riciclaggio, perché provenienti da altro procedimento. Il Gup De Paola ha ammesso gran parte delle trascrizioni prodotte dal pm, disponendo l’uso di tutte quelle realizzate sino al 24 novembre 2016.

Una decisione che (trattandosi, per sette imputati su otto, di un giudizio con rito abbreviato, quindi con il giudice a decidere basandosi esclusivamente sugli elementi contenuti nel fascicolo) segna un punto per l’accusa. Tuttavia, per il pm Menichetti, di quei dialoghi “l’accusa non aveva neanche bisogno”. “Al più, – ha affermato – possono essere un ulteriore messaggio per l’opinione pubblica, per quanto riguarda la consapevolezza della parte politica”, perché “sono tanti e tali gli elementi a sostegno” della stessa, per cui “le intercettazioni hanno un ruolo solamente di supporto, ma la prova non si basa” su di esse.

La sentenza non prima di novembre

L’udienza riprenderà il prossimo 27 settembre, con le arringhe delle difese, e ne sono già state programmate di successive, in vista di repliche e contro-repliche, per il 17 ottobre e l’8 novembre. Lo sviluppo del calendario è però legato con all’andamento della discussione, che potrebbe comunque chiedere ulteriori dilazioni. Di tempi della sentenza, pertanto, è ancora prematuro parlare. Di certo, non arriverà prima di novembre.

 

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