Violenza di gruppo in Valle, ripreso il processo d’appello

Imputati sono due fratelli, residenti nel biellese, condannati in primo grado dal Tribunale di Aosta per lo stupro, durante una vacanza in Valsavarenche, di colei che all’epoca era la fidanzata di uno di loro.
Palazzo giustizia Torino
Cronaca

È ripreso questa settimana, a Torino, il processo d’appello a due fratelli, per una vicenda tragica che ebbe come teatro, nell’agosto 2013, la Valsavarenche. I due uomini, 46 e 50 anni, residenti nel biellese, sono infatti a giudizio per lo stupro di colei che, all’epoca, era la fidanzata di uno di loro. Il procedimento di secondo grado ha visto sinora più di una interruzione, anche perché un imputato è ricoverato in ospedale, in condizioni gravi, dopo aver tentato il suicidio (gesto che non sarebbe, tuttavia, legato alla causa in corso).

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Procura di Aosta (ad occuparsene era stato il pm Luca Ceccanti), la donna era stata costretta a subire un rapporto sessuale di gruppo, durante una notte della vacanza in Valle. Il contesto della vicenda apparve di particolare degrado, anche perché quell’abuso incarnò, nella ricostruzione degli inquirenti, il gesto “riparatore” di un fratello nei confronti dell’altro, dopo aver intrattenuto tempo prima una relazione con la sua ex moglie.

La vittima si era chiusa in macchina, per ripararsi, e l’imputato più giovane, allora suo compagno, l’aveva raggiunta brandendo un cric e minacciandola urlando: “scendi altrimenti spacco il vetro”. Terrorizzata, aveva ceduto e, afferrata per i capelli, era stata obbligata a soddisfare entrambi. Il processo al Tribunale di Aosta si era tenuto a porte chiuse dinanzi al Gup, con rito abbreviato. Per tutti e due i fratelli, la contestazione delle accuse, da parte della Procura, era reiterata e specifica: non erano cioè nuovi a episodi di violenza (e solo dopo altri fatti, per quanto di entità più lieve, la donna si era decisa a denunciare la situazione, compreso quanto accaduto nella nostra regione).

Dopo diverse udienze, si arrivò alla sentenza: colpevoli, con condanna a 2 anni e 10 mesi di carcere per il 46enne e 2 anni e 8 mesi per il maggiore. Con l’impugnazione di quel verdetto, la Corte d’Appello di Torino ha assunto il fascicolo e il secondo processo è iniziato. La sentenza, quantomeno per il fratello non ricoverato, difeso dal legale Nicoletta Solivo di Biella, dovrebbe arrivare al termine dell’udienza fissata per il prossimo 1° luglio. La donna, 53 anni, si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Pietro Barrasso. Dopo il processo potrà provare a riprendere il cammino interrotto quando soprusi e afflizione hanno spento la luce sul suo orizzonte.

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