Un incontro tra generazioni, culture e pratiche distanti, che si sono riunite nel Salone Ducale del Comune di Aosta grazie a un cortometraggio. È stato questo e molto altro la presentazione di Secret e psicomagia, elaborato finale di Alice Chiofalo a conclusione della sua laurea triennale in Media Design e Arti Multimediali presso la NABA – Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. La regista valdostana, classe 2001, ha presentato un progetto ancorato alle tradizioni valdostane e al tempo stesso fortemente innovativo, dove ha fatto dialogare due diverse — ma anche simili — arti del guarire: il rituale valdostano del secret e la psicomagia, forma d’arte guaritrice elaborata dal regista e drammaturgo cileno Alejandro Jodorowsky.
Nessuno meglio del cantautore e professore Davide Mancini — che alla guaritrice valdostana Giuseppina Pallais ha dedicato nel 2013 il libro Madame Gerbelle. Storia di un dono — poteva meglio dialogare con Alice, che nella sua tesi di laurea ha sviluppato questa coraggiosa comparazione in un elaborato scritto e in un cortometraggio di animazione in 2D. “Sono sempre stata appassionata di esoterismo e occultismo”, ha rivelato Alice, “ma vedevo il secret come qualcosa di meramente legato alla fede religiosa. Poi ho scoperto che in realtà si tratta di un fenomeno culturale che nasce in una comunità e fa parte dell’identità culturale di un luogo specifico, ma che ha al tempo stesso tratti universali, comuni a tutti i popoli: l’umanità e l’empatia. Leggendo Jodorowsky ho quindi pensato come queste due pratiche apparentemente distanti avessero in realtà molti punti in comune”.
Al centro dei due rituali, che appartengono non a caso alla magia bianca, vi è infatti il desiderio di migliorare la vita di se stessi e del prossimo: “Si tratta di persone che si dedicano al culto del bene e del rispetto nei confronti dell’altro”, ha spiegato Mancini, “ed è importante ricordarlo, perché la finalità dei guaritori e delle guaritrici non è quella di avere ritorni economici, ma di fare del bene al prossimo”. “L’arte del guarire, nonostante le diverse evoluzioni tecnologiche e culturali, ha sempre mantenuto gli stessi presupposti di alleviare il dolore e di restituire la salute”, gli ha fatto eco Alice Chiofalo, “e al centro di queste due pratiche c’è un concetto di credere che non è solo fede religiosa, ma una fiducia, un motore di risposta interna che innesca la guarigione. La psicomagia, infatti, si basa su un atto simbolico che spezza il modo di vivere abitualmente e normalmente la vita”.
Su questi presupposti teorici, Alice ha costruito una narrazione basata sulla testimonianza di un secret vissuto da Paola, curata da un disturbo alimentare grazie all’intervento della guaritrice di Saint-Christophe Geppina – all’anagrafe Giuseppina Pallais. Una storia che dimostra quanto questi rituali possano avere efficacia non solo sulle malattie fisiche, ma anche su quelle psicologiche. “È interessante l’adozione, in questi rituali, di gesti e oggetti che non sono solo utilizzati dal guaritore ma anche dal paziente nei confronti di se stesso. In questo caso, a Paola era stato consigliato di realizzare un cuore con della mollica di pane, di intingerlo nella grappa e di porlo sulla pancia, per ricreare un’alleanza sacra con gli oggetti”, ha spiegato Alice. Da qui la sua idea di estendere questa testimonianza reale all’atto onirico, una delle cinque tappe su cui si basa la psicomagia di Jodorowsky e che meglio si collega al movimento surrealista, cui Alice ha fatto diversi rimandi nella realizzazione grafica del suo cortometraggio.
La presentazione si è conclusa con la visione di quest’ultimo e con l’intervento, tra le persone del pubblico, dello scrittore e guaritore Henri Armand, che ha condiviso con i presenti una riflessione sull’interesse dello studio delle piante terapeutiche. Un sapere che, tramandato di generazione in generazione, ha garantito la trasmissione dei secret nelle comunità valdostane. “Spesso ci dimentichiamo che la natura ci dà risposte per moltissime cose. La scienza ci spiega tantissimo, ma non accetta il mistero che è attorno a noi”, ha spiegato Armand. Un mistero che può essere riscoperto grazie a lavori come quello di Alice Chiofalo, che con il suo cortometraggio ha dimostrato come anche queste pratiche possano essere considerate forme d’arte e che, come ha ricordato la regista valdostana, “l’arte può curare l’anima”.