Avengers: Age of Ultron, la recensione di AostaSera.it

"Una Valle d'Aosta in grande spolvero, ma soprattutto un Forte di Bard maestoso, persino minaccioso, ripreso chiaramente e in diverse sfaccettature, esemplificativo della grande considerazione che ha portato il regista Joss Whedon a sceglierlo".
Lo special screening al Palais di Saint-Vincent
Cultura

Avengers: Age of Ultron è arrivato in Valle d’Aosta. Per la precisione vi è tornato a distanza di un anno dalle riprese, nella sua forma definitiva, proiettato in anteprima al Palais Saint-Vincent, ieri sera, mertedì 21 aprile 2015, ad uso e consumo di chi lo scorso anno ha preso parte alla gigantesca ‘macchina’ che ha smosso la Valle per una decina di giorni.

Un film che ha mantenuto le promesse di spettacolarità (tutti ricordano i calcinacci, le fughe e le esplosioni sui set valdostani), ma che ha messo un po’ da parte il filo logico di una trama a tratti forse un po’ frettolosa, decisamente meno compatta rispetto al primo capitolo dedicato agli ‘Eroi più potenti della Terra’.

Un alto tasso di adrenalina necessario e preventivato, dai contorni e dalla pasta veramente ‘fumettosa’, che per certi versi, però, ha quasi ‘rinnegato’ uno dei capisaldi fondamentali della Marvel Comics: quell’incidenza devastante di ‘fattore umano’ che incrina nel profondo le sicurezze degli eroi, quella fragilità sulla quale la ‘Casa delle Idee’ ha costruito la sua fortuna. Manca un po’ di introspezione, di tridimensionalità nei personaggi (soprattutto in quelli nuovi, inseriti ad hoc in questo capitolo), di approfondimento dei rapporti interpersonali (spesse volte marcatamente conflittuali) tra i membri stessi dei Vendicatori.  Se il conflitto c’è ed è esplicito nelle scene d’azione manca insomma il conflitto interiore degli eroi, il vecchio, inossidabile, stilema marveliano dei supereroi con superpoteri ma, soprattutto, con superproblemi.

Un film di “transizione”
In questo, Avengers – Age of Ultron, esce forse un po’ depotenziato dal confronto col suo predecessore, anche se la strategia Marvel/Disney potrebbe averla ampiamente messo in preventivo. Del resto, infatti, i film ‘monografici’ sui Vendicatori (e i personaggi che gravitano loro attorno) cominciano ad essere parecchi: prima di Avengers, del 2012, la fase ‘Marvel Cinematic Universe’ aveva già fatto uscire Iron Man (2008), L’incredibile Hulk (2008), Iron Man 2 (2010), Thor (2011) e Captain America – il primo Vendicatore (sempre nel 2011).

Dopo la ‘pietra miliare’ di Avengers sono arrivati invece Iron Man 3, Thor – The Dark World (entrambi del 2013), Captain America – The Winter Soldier (2014) e soprattutto quel Guardiani della Galassia (sempre del 2014), che ha messo in gioco il mitologico ‘Guanto dell’Infinito’ e le sue Gemme, il cui cerchio si chiude (ma in verità si apre) proprio con il nuovo capitolo dedicato ai Vendicatori.

E forse il limite di Avengers: Age of Ultron sta proprio lì: da un lato l’inserimento di personaggi nuovi un po’ troppo stilizzati, sfocati, e dall’altro il loro ‘apparire’ all’interno di una trama davvero un po’ ‘di passaggio’, porta d’ingresso verso la famosa ‘Fase Tre’ in progetto ai Marvel Studios. Un film di transizione, insomma, meno ‘granitico’ del suo predecessore e forse un po’ troppo legato alla spettacolarizzazione.

Spettacolo sul quale non si può certo obiettare, vista la densità di scene d’azione e che peraltro accontentano spesso anche i ‘true believers’ di vecchia data dei fumetti Marvel, con qualche strizzatina d’occhio e qualche citazione che solo i fan più accaniti possono – e delle quali in realtà vanno alla caccia – cogliere.

Una Valle d’Aosta in grande spolvero
Scene dalle quali però si eleva nettamente una Valle d’Aosta in grande spolvero, ma soprattutto un Forte di Bard maestoso, persino minaccioso, ripreso chiaramente e in diverse sfaccettature, esemplificativo della grande considerazione che ha portato il regista Joss Whedon a sceglierlo, con convinzione, come base operativa per il perfido barone Wolfgang von Strucker.

La Valle è protagonista di scene epiche, realmente mozzafiato, zenit e nadir dell’intero arco narrativo, punto dove tutto il racconto comincia e dove tutto finisce, dove è quasi ovvio e scontato che consumi l’ultima, epica, battaglia per la salvezza di tutta la Terra.
Una Terra minacciata ancora una volta anche se l’antagonista non è più il groviglio alieno dei ‘Chitauri’ del primo film, ma un nemico che viene direttamente da noi: Ultron, la macchina senziente creata dall’uomo, modellata dall’uomo e sull’uomo. Il canone stilistico dell’Intelligenza artificiale che si ribella al padrone, tema attraversato in fantascienza sin dalla notte dei tempi. Ultron, di converso, è forse fin troppo ‘umano’ rispetto alla sua controparte cartacea, nella quale è la complessità dei suoi sentimenti ad essere in eterno contrasto con la sua volontà di trattenerli, di fermarli, contribuendo a renderlo uno dei ‘villains’ più controversi dell’intero Universo Marvel.

Forse sì, forse manca un po’ la sfera emotiva a questo Avengers: Age of Ultron. Forse gli manca un po’ di cuore, un po’ umanità.
Ma, in fondo, è solamente un film.

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