I processi straordinari ai fascisti in un libro di Omezzoli

Presentato ieri in biblioteca l’ultimo libro del professore, intitolato "I processi in Corte straordinaria d'Assise di Aosta 1945-1947", che affronta il tema degli organi giudiziari speciali istituiti con Decreto legislativo nell’aprile del 1945.
Presentazione del libro
Cultura

“Più che un libro, è un vero e proprio manuale di storia giudiziaria”. Calza a pennello, la definizione data dal presidente del Consiglio Valle, Alberto Cerise, sull’ultimo libro del professor Tullio Omezzoli, “I processi in Corte straordinaria d’Assise di Aosta 1945-1947", edito da Le Château e presentato ieri pomeriggio alla biblioteca regionale di Aosta.

La pubblicazione tratta un capitolo della nostra storia poco esplorato e poco diffuso che riporta però pagine essenziali per conoscere, capire e interpretare i fatti che hanno preceduto la Liberazione, accaduti durante la sua fase di elaborazione e dopo il suo compimento.

Dopo la guerra civile combattuta al tempo della Repubblica sociale italiana, dal settembre 1943 all’aprile 1945, si scatenò una vera e propria caccia ai fascisti, veri e presunti, da parte di soggetti ed entità più o meno autorizzati, al quale seguì l’allontanamento dai posti di comando dei soggetti denunciati come fascisti faziosi.

Ma fu soprattutto la giustizia, a punire coloro i quali avevano avuto un ruolo di rilievo negli apparati istituzionali, o si erano macchiati di collaborazione con gli invasori tedeschi. “Già durante la resistenza – ha spiegato Omezzoli – si era deciso di fare pagare caro, molto caro ai fascisti, la loro collaborazione con i tedeschi. In seguito, con la fine della guerra, furono elaborati, da parte di diversi soggetti, dei progetti di legge per giudicare chi non era già stato punito prima in maniera informale, cioè con l’uccisione. Poi, nell’aprile del ’45, una legge dello stato istituì le Corti straordinarie d’Assise”.

Queste corti, con tutta la loro identità di tribunali speciali, volevano rispondere a due esigenze: ripulire la società, punendo coloro che l’avevano offesa compiendo reati politici e processare queste persone in tempi rapidissimi, che la giustizia ordinaria non avrebbe consentito, senza venir meno ai principi che sono alla base del giudizio.

“Erano speciali sia perché erano specializzate a giudicare questo tipo di reato, il collaborazionismo – ha continuato Omezzoli – sia perché, essendo corti d’Assise, avevano un magistrato, un presidente e una corte popolare. Il collegio di laici era designato dalla resistenza, quindi era un po’ come se l’arbitro potesse tirare in porta”.

In particolare, l’opera s’interessa, nella seconda sezione, alla Corte straordinaria d’assise di Aosta, un organo giurisdizionale che ha agito, conformemente al mandato, in tempi e modi veramente eccezionali, dando vita a eventi pubblici agitati carichi di emozione e lasciando un deposito di atti del più grande interesse per la ricostruzione della storia della Resistenza e dell’immediato dopoguerra.

“In Valle d’Aosta nel giro due anni– ha concluso Omezzoli – si sono celebrati circa 300 processi, istruiti con grande fretta, con conclusioni anch’esse affrettate. Ma in generale bisogna dire che questi processi sono stati pensati per rigenerare il paese, per ridargli una nuova vita: un’ambizione forte, perché pensare di potere ricreare un’aura nuova, una moralità nuova nel paese, per via giudiziaria, era veramente audace”.

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