“Siamo venuti da troppo lontano per fermarci qui”, titolo della prima esposizione personale dell’artista valdostana Caterina Gobbi al Castello Gamba richiama perfettamente lo spirito di questi primi dieci anni di museo e delle volontà per il futuro.
Il Castello, che ha inaugurato i suoi festeggiamenti giovedì 27 ottobre ospitando le installazioni e le performance a cura di Gobbi, vuole sfruttare il momento non solo per festeggiare, ma per riflettere su ciò che verrà e su come diventare sempre più un modello di cultura accessibile e inclusiva: struttura atipica nel panorama valdostano, la dimora di inizio ‘900 è stata acquistata dalla Regione Valle d’Aosta nel 1982 e aperta al pubblico come pinacoteca nel 2012. A sottolineare l’importanza della collezione custodita al suo interno l’assessore Jean-Pierre Guichardaz, che ha voluto ricordare che le opere presenti negli archivi e nelle sale espositive siano di proprietà dei valdostani tutti e da qui l’importanza di una struttura che permette a tutti i visitatori di ammirare capolavori dell’arte moderna e contemporanea che vengono esposti in maniera permanente.
Non meta, ma punto di partenza
Non meta, ma punto di partenza, i primi dieci anni del Castello Gamba hanno segnato la riuscita di una sfida, ma soprattutto la voglia di rilanciare per fare meglio e incrementare la relazione tra la struttura e il tessuto sociale e territoriale del comune che lo ospita, Châtillon. Il museo ha cercato in questo primo decennio di posizionarsi tra le strutture museali più all’avanguardia non solo in Valle d’Aosta, ma nel nord-ovest, riuscendo a portare nel suo parco e nelle sue sale esposizioni diverse e sorprendenti per un pubblico abituato a sedi molto più tradizionali. La nuova sfida per il futuro sarà cercare di aprirsi ulteriormente e fare in modo che la comunità valdostana possa sentire sempre più suo il Castello.
La pinacoteca, che espone anche una delle sole due tele presenti sul suolo italiano di William Turner, da ormai dieci anni ha come obiettivo far comunicare tra loro diversi linguaggi artistici e immaginare un nuovo tipo di cultura in movimento, sempre pronta a contaminazioni e suggestioni; in questo contesto dinamico e moderno si inserisce il lavoro di Caterina Gobbi, giovane artista di Courmayeur, performer e dj, laureatasi al Royal College of Art di Londra con un Master in Fine Art nel 2018. La giovane valdostana indirizza la propria ricerca al rapporto che gli esseri umani instaurano con l’ambiente circostante. Elemento fondamentale a sostegno della sua ricerca è, appunto, quello del suono, utilizzato come mezzo esplorativo delle diverse relazioni con cui l’artista crea installazioni sonore che coinvolgono atti partecipativi di ascolto e che sono composte da oggetti ibridi nei quali altoparlanti o traduttori sono incorporati in elementi scultorei e spaziali.
Concepita appositamente per gli spazi del Castello, l’esposizione, a cura di Giovanna Manzotti, resterà aperta dal 28 ottobre all’11 dicembre prossimo. La mostra offre una particolare esperienza immersiva all’interno della pratica di Caterina Gobbi, la cui ricerca artistica è influenzata da studi e ricerche che abbracciano teorie come l’idrofemminismo, l’ecofemminismo e l’ecologia politica. La mostra volge uno sguardo particolare verso l’utilizzo di registri narrativi che approfondiscono la sperimentazione delle immagini in movimento e l’indagine sonica che l’artista porta avanti fin dagli inizi della sua carriera.