Dante è parodiato in un vecchietto che viene cacciato dall’ospizio per il declamare costante dei suoi versi. Compie il suo viaggio a fianco di Cattivik, con una caricatura dopo l’altra. Il riferimento è a “La Divina Commedia secondo Cattivik”, fumetto firmato dall’artista poliedrico Moreno Burattini e dallo sceneggiatore di fumetti e curatore di Zagor Giorgio Sommacal, nonché i protagonisti dell’incontro di domenica mattina, mediato da Davide Barzi, esperto di storia del fumetto e scrittore. Nella copertina del libro compare il Forte di Bard, che ha ospitato l’evento. In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante il Forte si è dato un gran da fare per celebrarlo. La conferenza si è tenuta letteralmente dietro l’angolo di uno dei tanti omaggi all’autore: la mostra “Nel Segno di Dante tra illustrazione e fumetto”, arrivata quinta ad un concorso nazionale, curata dall’insegnante e artista Paola Persello e dal direttore editoriale, disegnatore e scrittore Bruno Testa, entrambi presenti all’evento.
L’omaggio che Bard ha portato a Dante
“Nell’anno di Dante abbiamo voluto celebrare il poeta nel linguaggio forse più simpatico e più semplice, quello del fumetto e dell’illustrazione” introduce la presidente Ornella Badery.
“Un giorno di giugno Bruno è piombato in galleria e mi ha proposto di fare qualcosa su Dante visto che era il settecentenario” racconta Paola Persello “Abbiamo messo in piedi questa mostra dedicata ad un ‘Dante Pop’, come lo chiamiamo noi, e dal primo maggio abbiamo allestito il borgo, di sera ci sono anche sue frasi proiettate sui muri. Siamo riusciti a far leggere Dante attraverso un linguaggio diverso. Abbiamo spiritualizzato il borgo.”
“Sono passi importanti per tenere viva la memoria di Dante attraverso un percorso particolare, quello fortissimo e mediato del fumetto e dell’illustrazione” commenta Bruno Testa.
Cattivik: un personaggio modellato da una staffetta di artisti
“Cattivik è stato il mio diario dalla seconda superiore in poi!” ricorda Badery.
“E’ un personaggio talmente anarchico che non si sa neanche dov’è l’accento. Ognuno lo legge a modo suo” considera Barzi. “Bonvi lo pronunciava Cattìvik, visto che è cattivo” ribatte Sommacal, “ma l’importante è che sporchi visto che è una macchia, che sia trasgressivo, che faccia ridere. E’ un criminale educativo, come un bambino dispettoso”.
Bonvi, soprannome di Franco Bonvicini, è il fumettista che nella seconda metà degli anni ‘60, ventenne, diede luce al personaggio di Cattivik, inizialmente pubblicato sul “Tiramolla”. “Era una delle sue tante idee” spiega Burzi “Negli anni ’70 diventò un autore affermato e iper produttivo. Accoglieva nella sua bottega i ragazzi che volevano imparare, e uno di questi fu Guido Silvestri. Un insegnante un giorno chiese se qualcuno fosse disposto ad aiutare un fumettista, il giovane alzò la mano e cambiò la storia del fumetto”. E’ proprio lui l’inventore di Lupo Alberto e il “padre adottivo” di Cattivik. Bonvi cedette infatti a lui il personaggio.
“Ogni mese c’era bisogno di storie nuove da produrre. In questa sorta di anarchia ribollente, creativa e senza regole nasce e cresce uno stuolo di autori, tra cui ci sono Moreno e Giorgio”.
“Nel disegnare Lupo Alberto, Silver ci chiedeva di seguire sempre lo stesso modello e stile, invece per Cattivik eravamo assolutamente liberi” dice Giorgio. Il suo aspetto ha infatti subito un’evoluzione, modificato da mano a mano, passando dalla forma simile a un peperone, a quella di pera allungata fino alla sagoma di una castagna.
L’idea di mescolare Dante e Cattivik è stata di Giorgio, rivoltosi poi a Moreno per sviluppare la sua intenzione. Le aspettative erano quelle di realizzare solo una storia, quella in cui Dante viene cacciato dall’ospizio e incontra Cattivik, ma visto il divertimento propagato nei lettori, l’anno dopo i collaboratori crearono il Paradiso, al quale successe pure il Purgatorio. “Non pensavamo che potesse venire fuori la Divina Commedia” ammette Moreno. Invece ne è risultato un fumetto composto da tre storie: “Un’avventura infernale”, “Cattivik in Purgatorio” e “Cattivik in Paradiso”.
“Per arrivare a deridere simpaticamente Dante ci vuole una grande conoscenza” riflette Burzi “Si può fare una parodia solo di qualcosa che è grande e conosciuto”.
“L’immaginario che è riuscito a scatenare questo poeta è incredibile” aggiunge Moreno. “E c’è molto mistero intorno alla sua figura” commenta Paola Persello “Non abbiamo neanche un suo manoscritto, non conosciamo la sua calligrafia”.
Il fumetto verrà stampato in 700 copie del fumetto, come i 700 anni dalla morte del poeta.