Il genio e la poetica di Mirò al Forte di Bard

14 Maggio 2011

Gli spazi espositivi del Forte di Bard sono pronti ad aprire le porte da martedì 18 maggio al 1° novembre per la mostra ‘Joan Miro’, Poème’‘, curata da Sylvie Forestier con il contributo organizzativo di Isabelle Maeght e organizzata dall’Associazione Forte di Bard, con il sostegno della Regione Valle d’Aosta, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Crt e della Finaosta Spa.

Saranno circa 190 le opere che, realizzate fra il 1947 e il 1980, daranno vita ad un’eccezionale rievocazione della rivoluzione plastica che caratterizzò quel periodo e che ebbe in Miró uno dei maggiori interpreti. Il visitatore potrà cogliere l’importanza di Mirò nell’arte del Novecento, immerso in un percorso fatto di continue sorprese: quelle che gli riserva il genio e la poetica di questo artista, certamente uno dei più sconcertanti e sottili della modernità.

Le opere sono state concesse in prestito dalla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence, tra cui diciassette oli, cinquantotto sculture, novantuno opere grafiche che comprendono disegni, incisioni e litografie originali, diciassette ceramiche e sei libri illustrati, un makemono, un immenso arazzo e la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi. Tra le opere in mostra, gli straordinari oli su tela Naissance du Jour I, II, e III, Femme Oiseau I e II, e Vol d’Oiseauà la première étincelle de l’aube. Spiccano tra i lavori esposti “Poème” e “Le Chant de la prairie” per il forte impatto cromatico. Ancora, viene esposto “Monument”, bronzo monumentale affiancato alla ceramica “L’Oeuf de Mammouth”, opera simbolo di uno dei più vecchi miti dell’umanità, quello dell’origine del mondo. Le opere visibili risalgono a quando l’artista lavorava presso Aimé Maeght, il suo gallerista, incontrato a Parigi nel 1947. I due uomini stringeranno una profonda amicizia, che vedrà i suoi frutti anche nella realizzazione della Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964, per la quale l’artista creerà delle sculture e delle ceramiche monumentali che ornano il giardino, Il Labirinto.

I temi trattati nella mostra sono diversi e traggono ispirazioni da numerose suggestioni, quali l’immagine della donna, la stella, il cielo, le costellazioni, il sole o la luna, resi con un’espressività e sensibilità sempre diverse e, soprattutto, con quel senso di libertà che caratterizza la produzione dell’artista catalano, Miro’ il mirabolante, come lo definiva il suo amico poeta Robert Desnos. D’altronde, come affermava lo stesso artista "il quadro deve essere fecondo, deve far nascere un mondo. Che si vedano fiori, personaggi, cavalli, poco importa, purché riveli un mondo, qualcosa di vivo".
 

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