Il Palais si alza in piedi e si inchina a De Gregori e Venditti

29 Ottobre 2022

Un tuffo negli anni passati, un concerto che ha riesumato i ricordi di almeno tre generazioni e scaldato il pubblico – già a metà concerto quasi tutto in piedi – del Palais di Saint-Vincent. La coppia Francesco De Gregori e Antonello Venditti ieri sera si è esibita per l’apertura della Saison Culturelle e ha vinto la proverbiale timidezza dei valdostani entusiasmando gli oltre 1270 che sono riusciti ad accappararsi un biglietto per la data zero del tour nei teatri dei due mostri sacri della canzone d’autore italiana.

Il concerto parte con “Bomba e non bomba”, poi sul palco prendono corpo i classici del loro repertorio: Nino con la sua paura di sbagliare il calcio di rigore, “Bufalo Bill”, “La Storia siamo noi”, “Generale”, “Nata sotto il segno dei pesci”. De Gregori con la chitarra e l’armonica a bocca, Venditti al pianoforte duettano, cantano insieme, intervengono con maestria e rispetto nelle canzoni dell’altro.

C’è spazio anche per alcuni siparietti e battute, segno evidente della complicità tra i due. “Questa canzone l’ho scritta io” è il refrain di De Gregori, rimbrottato da Venditti che scherza “Ha fatto sempre tutto lui” e “Non parlo perché non ho diritto di parola”. Poi intonano insieme “Dolce signora che bruci” accompagnati solo dalla chitarra.

Lo spettacolo li vede anche solisti: “Alice” e “Santa Lucia” per Francesco De Gregori. Antonello Venditti al pianoforte omaggia Lucio Dalla con “Canzone”. Il pubblico si alza in piedi e canta a squarciagola “La donna cannone”. Da quel momento il Palais si infiamma per “Pablo”. Su richiesta di Francesco De Gregori – “Mi piacerebbe che per la prossima canzone che qualcuno ballasse un valzer”– decine di coppie si alzano e trasformano la platea in una balera al ritmo di “Buonanotte Fiorellino”.

Nel bis i due rientrano e parlano con le persone ormai ai piedi del palco. De Gregori beve una birra che gli offre una signora dal pubblico, Venditti canta con la sigaretta in mano. Propongono una versione “inedita” di “Roma Capoccia” – “la più bella canzone dedicata alla capitale” – con De Gregori che fa la sua parte in spagnolo e promette, per la prossima venuta in Valle, una versione in patois.

Si chiude con “Sempre e per sempre” e “Ricordati di me”. E c’è da scommettere che i 1270 che ieri erano al Palais non dimenticheranno tanto presto le emozioni di questa serata.

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