Il suicidio e il tormento di chi resta

Si intitola Letterbomb, il libro di Fabrizia Pavetto in cui sono raccolte le lettere scritte alla madre dopo suo suicidio e il conseguente tracollo emotivo della figlia.
Letterbomb - libro epistolare sul suicidio
Cultura

È sempre una questione di coraggio. L’elaborazione di un lutto, la consapevolezza di aver vissuto un senso di colpa che non era proprio, prendere la decisione di togliersi la vita e anche quella di aprire una breccia nel muro dell’indifferenza che, patologie come alcolismo e depressione e fatti come un suicidio, hanno alzato nella società contemporanea. È spesso una questione di coraggio, ma anche di un percorso che porta a fare i conti con il proprio io e con le relazioni interpersonali e le debolezze dell’uomo. O della donna, come nel caso di Letterbomb, un libro epistolare, ma fatto di lettere che l’autrice non potrà mai spedire, che Fabrizia Pavetto scrive a sua madre, morta suicida a fine marzo 2018, attraverso la quale cerca di darsi una risposta ai tanti vuoti lasciati dalla sua dipartita e accendere i riflettori su problematiche che, specialmente in Valle d’Aosta, raggiungono livelli allarmanti.

Dopo il primo momento di sconforto, di lutto immediato, di confusione e di sgomento, Fabrizia attraversa un periodo di forte senso di colpa e difficoltà nell’accettazione del gesto della madre, commerciante molto conosciuta a Saint-Vincent, e vittima da tempo di alcolismo e depressione: “Ti chiedi perché – spiega Fabrizia -, non riesci a darti una spiegazione e pensi che in gran parte sia anche colpa tua, colpa del tuo non riuscire a capire e cogliere i segnali. In realtà, però, chi è affetto da patologie come alcolismo e depressione, spesso riesce a nascondere molto bene entrambi e a schermarsi, rendendo impossibile per gli esterni arrivare al problema”.

Federica, la madre di Fabrizia, lascia in famiglia e nella comunità un grande vuoto, ma soprattutto tante domande, che la figlia raccoglie dapprima sulle note del telefono per poi accorgersi che questi pensieri possono in realtà comporre un quadro più completo e omogeneo dei suoi sentimenti circa questa situazione, oltre che abbattere il muro del silenzio. Letterbomb è un’agrodolce lettera scritta da una figlia alla propria mamma, un percorso sconvolgente e struggente che segue il filo dei ricordi nella malinconia, nel dolore, nel senso di colpa e nell’angoscia che accompagnano una tragica ed improvvisa scelta di non vita. Laddove però spesso in queste narrazioni è solo il punto di vista di chi se ne va a farla da padrone, nel libro della Pavetto anche la situazione di chi resta diventa importante e non meno degna di narrazione, come sottolinea Fabrizia: “Per mesi e anni ho cercato il perché, mi sono chiesta cosa avessi sbagliato e in cosa fosse venuta meno la mia presenza. Sono riuscita, con questo libro, a lasciare andare mia madre, ad accettare la sua scelta e a viverla con più consapevolezza e chiarezza, anche se il vuoto rimane e rimarrà. Ripercorrere alcuni passaggi per me è stato devastante, ma vorrei che questo libro, ora che è servito a me, possa servire ad altra gente per aprire gli occhi e vedere con chiarezza che queste problematiche esistono, nella nostra Valle sono frequenti e bisogna agire e trovare i metodi migliori perché le persone che soffrono di queste patologie possano essere aiutate come meritano, senza difficoltà burocratiche che non salvano le vite”.

L’inferno di chi resta è uno degli argomenti principali di questa opera che non si propone di trovare soluzioni a patologie o rimedi miracolosi all’elaborazione del lutto. Letterbomb è un viaggio che chiunque intraprenderà come può, come saprà, e per motivi ben precisi, perché se il lettore avrà toccato con mano queste patologie e il suicidio allora l’onda d’urto sarà deflagrante, ma se il fruitore invece ha avuto la fortuna di non sfiorare mai questi mondi forse si renderà conto che queste problematiche non sono mai troppo lontane da nessuno e agire, che potrebbe semplicemente significare aprire gli occhi e non rimanere indifferenti, per uno diventa agire per il bene di ognuno.

Il libro, impreziosito dagli acquarelli di Chiara Bartolucci, è disponibile in prevendita sulla piattaforma Bookabook, e verrà stampato al raggiungimento di 100 esemplari.

2 risposte

  1. In Valle d’Aosta e soprattutto ad Aosta è facile sentirsi soli… se non fai parte della “cricca” (sport, gruppi, circoli, ecc.. e adesso si aggiungono i “social” a complicare la cosa..) sei tagliato fuori, se non “conosci”..

  2. Vivo in Valle da quasi cinquant’anni e allora come ora la regione detiene il triste record dei suicidi. Io mi interrogherei sulle cause

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