Prorogata fino al 22 ottobre la mostra di Robert Capa

La proroga vista la grande affluenza di visitatori e le molteplici richieste di visite didattiche per le scuole
© Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos
Cultura

Vista la grande affluenza di visitatori e le molteplici richieste di visite didattiche per le scuole, l’esposizione Robert Capa. L’opera 1932-1954, presso il Centro Saint-Bénin di Aosta, è stata prorogata fino al 22 ottobre 2023.

La mostra si articola in 9 sezioni tematiche: Fotografie degli esordi, 1932–1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936–1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943–1945; Verso una pace ritrovata, 1944–1954; Viaggi a est, 1947–1948; Israele terra promessa, 1948–1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954.

Il costo del biglietto intero è di 6 euro, ridotto 4 euro. La mostra è inserita nel circuito di Abbonamento Musei.

 

Inaugurata la mostra su Robert Capa: 300 fotografie esposte al Centro Saint-Bénin

Se la fotografia è la vita, Capa è la fotografia”. Dopo le rassegne dedicate a Robert Doisneau e a Tina Modotti, la grande fotografia internazionale torna ad Aosta con un altro celebre protagonista. Oltre 300 opere di Robert Capa, selezionate dagli archivi dell’Agenzia Magnum Photos, saranno in mostra dal 6 maggio al 24 settembre 2023 presso il Centro Saint-Bénin di Aosta. Organizzata dall’Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali e curata da Gabriel Bauret, l’esposizione copre in modo esaustivo la produzione del celebre fotografo.

“Robert Capa è una delle figure più affascinanti e significative della fotografia del Novecento”, commenta Daria Jorioz, Dirigente della Struttura Attività espositive e promozione dell’identità culturale dell’Assessorato. “La mostra consente di cogliere l’ intensità del suo sguardo sul mondo, che non si limitava alla documentazione di guerra, ma denotava attenzione ed empatia verso le persone che fotografava”.

“Fingeva di prendere il suo lavoro alla leggera. Era una posa”

Endre Ernő Friedmann nasce nel 1913 a Budapest: bambino vivace e testardo, in famiglia viene soprannominato “cápa”, squalo in ungherese. In gioventù si trasferisce a Berlino, da dove è costretto a fuggire a causa dell’avvento del nazismo, e dove con lo pseudonimo di Robert Capa inizia la sua carriera di fotoreporter che lo porterà a viaggiare in tutto il mondo. Questi anni segnano il suo carattere e la sua ferma voglia di documentare la realtà drammatica delle guerre. Nel 1947 fonda con Henri Cartier-Bresson e David Seymour la celebre agenzia Magnum Photos. Muore in Indocina nel 1954, ferito da una mina antiuomo, mentre documenta la guerra al fronte.

Nell’arco di poco più di due decenni Capa attraversa diversi continenti in compagnia della sua Leica per testimoniare una scottante attualità la cui risonanza politica e storica ha su quell’epoca un effetto profondo. Tutto ciò che ha fotografato oggi è scrupolosamente catalogato e completato con le scoperte postume, in particolare la famosa “valigia messicana“, contenente una raccolta di fotografie scattate durante la guerra civile spagnola, in compagnia di David Seymour e Gerda Taro, misteriosamente scomparsa nel 1939 per poi ricomparire all’inizio del XXI secolo. “Capa ha ispirato profondamente il mondo del cinema – spiega Bauret – a partire dal personaggio del fotoreporter interpretato da Clark Gable nel film del 1938 “L’amico pubblico no. 1”. Steven Spielberg sostiene di aver utilizzato le sue fotografie per girare le sequenze dello sbarco in Normandia in Salvate il soldato Ryan (1998). Queste diverse ispirazioni o adattamenti hanno alimentato, amplificato e talvolta distorto la sua leggenda, ma allo stesso tempo hanno attestato il posto che oggi occupa nel mondo della fotografia e il suo rapporto con le principali vicende del XX secolo. Il suo posto nella storia della fotografia potrebbe essere paragonato a quello di un Robert Doisneau, ma il paragone si ferma qui: tanto Capa è un eterno migrante, per non dire nomade, dallo spirito avventuroso, quanto Doisneau è un sedentario che nutre essenzialmente la sua fotografia con i soggetti che tanto bene sa scovare a Parigi e nelle sue periferie”.

9 sezioni ed oltre 300 fotografie, ma anche pubblicazioni e interviste a Robert Capa

La mostra ospitata al Centro Saint-Bénin offre la possibilità di osservare le immagini di guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa, ma non solo. Nei reportages del fotografo, come in tutta la sua opera, esistono quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli”, contrapposti ai tempi forti che caratterizzano le azioni. I tempi deboli ci riportano all’uomo, Endre Friedmann, alla sua sensibilità verso le vittime e i diseredati, al suo percorso personale dall’Ungheria in poi. Immagini che lasciano trapelare la complicità e l’empatia del fotografo rispetto ai soggetti ritratti, soldati ma anche civili, sui terreni di scontro, in cui ha maggiormente operato e si è distinto.

L’esposizione si articola in 9 sezioni tematiche: Fotografie degli esordi, 1932–1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936–1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943–1945; Verso una pace ritrovata, 1944–1954; Viaggi a est, 1947–1948; Israele terra promessa, 1948–1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954. Ognuna merita di essere assaporata e “digerita”, metabolizzata, con calma e attenzione.

A rendere la rassegna ancora più intrigante sarà la possibilità di ammirare l’utilizzo finale delle immagini di Capa, ovvero le pubblicazioni dei suoi reportages sulla stampa francese e americana dell’epoca e gli estratti di suoi testi sulla fotografia, che tra gli altri toccano argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l’impegno politico, la guerra. Inoltre, saranno disponibili gli estratti di un film di Patrick Jeudy su Robert Capa in cui John G. Morris commenta con emozione documenti che mostrano Capa in azione sul campo, nonché la registrazione sonora di un’intervista di Capa a Radio Canada.

The Falling Soldier: “Se non è venuta bene, significa che non eri abbastanza vicino”

“Pochi sono i fotografi la cui carriera e il cui lavoro sono stati cosi ampiamente commentati, analizzati e sviscerati, e la cui opera è stata persino oggetto di numerose polemiche e controversie nel caso di alcune immagini divenute emblematiche”, ammette Bauret. E in effetti, tra le fotografie esposte non poteva mancare lo scatto più famoso di Capa, quella al miliziano repubblicano colpito a morte durante la guerra civile spagnola. L’immagine, scattata durante la battaglia Cerro Muriano, nel 1936, venne censurata fino alla morte di Francisco Franco, avvenuta nel 1975. Con la sua pubblicazione in Spagna, lo scatto diventò il simbolo dell’antifascismo e del ripudio della guerra. Negli anni seguenti, però, sull’autenticità dello scatto si scatenò una forte polemica, con diversi addetti ai lavori schierati dalla parte che afferma che si tratti di un falso molto ben architettato dallo stesso Capa. Qualunque sia la verità, resta il suo stile inconfondibile, crudo e penetrante, sostenuto da un linguaggio fotografico sporco ma diretto, senza filtri, capace di arrivare direttamente al punto: grazie ai suoi si è catapultati in trincea, nel bel mezzo della battaglia.

Death of a Loyalist Militiaman, Cordoba front, Spain, early September 1936 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
Death of a Loyalist Militiaman, Cordoba front, Spain, early September 1936
© Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos

“Robert Capa. L’opera 1932-1954”: orario, biglietti e catalogo

Il volume edito in occasione della mostra, con testi in italiano, inglese e francese, contenente tutte le fotografie esposte e pubblicato da Silvana Editoriale, è in vendita presso la sede espositiva al prezzo di 34 euro. I biglietti d’ingresso costano 6 euro l’intero e 4 euro il ridotto. La mostra è inserita nel circuito di Abbonamento Musei. La mostra è aperta dal martedì alla domenica, nell’orario 10-13 e 14-18, e resterà chiusa il lunedì.

Una risposta

  1. Buona sera,
    Ho letto con attenzione i bei risultati ottenuti dalla nostra banca descritti molto bene da presidente e direttore generale.
    Qualcuno mi vuole allora spiegare come mai con tutti questi utili gli azionari della banca non ricevono dividendi da molti anni (lascio a voi fare i conti visto che è una vostra specializzazione)? Mi sembra che anche noi (qualcuno povero pensionato come me) abbiamo problemi per sopravvivere quando voi vantate utili di milioni. Buona serata

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