‘La parola ai giurati’: uno spettacolo per dire ‘no’ alla pena di morte

Martedì e mercoledì prossimi sul palcoscenico del Teatro Giacosa di Aosta va in scena lo spettacolo che vede Alessandro Gassman nella doppia veste di attore e regista. 'La parola ai giurati -Dodici uomini arrabbiati': una riflessione sulla pena di morte.
Cultura
Il tema è di spessore: l’importanza del dubbio per i giurati chiamati a decidere della vita di un uomo. Tratto dall'originale soggetto di Reginald Rose, “Twelve Angry Men” del 1954, “La parola ai giurati -Dodici uomini arrabbiati”, spettacolo che sarà protagonista al Teatro Giacosa di Aosta nell’ambito della Saison Culturelle, vede sul palcoscenico Alessandro Gassman, nella doppia veste di attore e regista.
Ad accompagnarlo sul palcoscenico anche Manrico Gammarota, Sergio Meorossi, Fabio Bussotti, Paolo Fosso, Nanni Candelari, Emanuele Salce, Massimo Lello, Emanuele Maria Basso, Giacomo Rosselli, Matteo Taranto, Giulio Federico Janni.
È il 15 agosto e una giuria popolare composta da dodici uomini di diversa estrazione sociale, età e origini sono chiusi in camera di consiglio per decidere del destino di un ragazzo ispanoamericano accusato di parricidio. Devono raggiungere l'unanimità per mandarlo a morte e tutti sembrano convinti della sua colpevolezza. Tutti ad eccezione di uno che con meticolosità e intelligenza costringe gli altri giurati a ricostruire nel dettaglio i passaggi salienti del processo e, grazie a una serie di brillanti deduzioni, ne incrina le certezze, insinuando in loro il principio secondo il quale una condanna deve implicare la certezza del crimine al di là di ogni ragionevole dubbio. Fra violenti contrasti, dubbi, ripensamenti ed estenuanti discussioni, l'unanimità sarà raggiunta e l'imputato verrà dichiarato non colpevole”.
Da questo dramma fu tratto un celeberrimo film diretto da Sidney Lumet ed interpretato in modo indimenticabile da Henry Fonda. Questo tema di forte tensione civile, riproposto e adattato dalla traduzione di Giovanni Lombardo Radice, si pone come momento di riflessione, sponsorizzato da Amnesty International, per dire no a tanti processi dall’esito scontato in partenza perché viziati da superficialità e/o pregiudizi, e soprattutto ribadisce con forza un convinto no alla pena di morte. Gassman ha abbracciato questo convincimento.
Ne La parola ai giurati, l’impianto drammaturgico si basa sullo svolgimento di un dramma giudiziario – spiega Gassman – Ma ciò che mi ha ispirato fin dalla prima lettura è la possibilità di portare alla luce i pregiudizi e le false certezze che caratterizzano il comportamento dei giurati. Pregiudizi e false certezze affiorano nel momento in cui i giurati devono assolvere il compito più difficile per un uomo: quello di decidere della vita di un altro uomo. La vicenda è incentrata su due capisaldi del sistema giuridico anglosassone: la presunzione di innocenza e la dimostrabilità della colpevolezza dell’imputato al di là di ogni ragionevole dubbio. In un’epoca in cui il mondo è afflitto da ideologie contrastanti che si nutrono di assolutismo e che spesso scadono a pregiudizi, il “ragionevole dubbio” è una preziosa arma di difesa”.
 
Gassman prosegue con questo spettacolo teatrale la propria ricerca personale ed emotiva. Lo fa affrontando un tema socialmente coinvolgente e profondamente ideologico, nonostante il suo impianto realistico. “Così come Bernhard mi aveva ispirato uno spettacolo ricco di aperture oniriche di grottesca comicità, Rose mi permette invece di entrare nelle varie e sfaccettate tipologie umane e caratteriali colte in una situazione claustrofobica nella quale emergono gli aspetti comportamentali più contraddittori”.

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