Una piccola rassegna tra il rock e la musica d’autore martedì 6 dicembre è stata protagonista al Teatro Giacosa per la Saison Culturelle, con la presenza di giovani artisti di tendenza, come Erica Mou e Le Luci della Centrale Elettrica, e un duo di veterani composto da Nada Malanima e dal chitarrista Fausto Mesolella.
Tra il pubblico molti giovani, curiosi di vedere all’opera uno dei nomi più chiacchierati del momento: Le Luci della Centrale Elettrica, progetto inizialmente solista del ferrarese Vasco Brondi, ora divenuto un collettivo di musicisti che impastano di rock i versi scagliati dal Vasco più arrabbiato d’Italia.
Il concerto apre con le acrobazie vocali e i loop elettronici di Erica Mou, che ricorda da vicino lo stile di Meg dei 99 Posse. Mou è un’artista interessante, appena ventenne ma dotata già di una personalità compatta, tanto da attirare l’attenzione di Caterina Caselli e della sua Sugar, vera fucina di talenti, come Elisa e Negramaro.
Dopodiché è la volta di Nada, accompagnata dal fedele Mesolella alla chitarra. Il repertorio di Nada spazia quanto la sua voce intensa, dall’interpretazione de “Il cuore è uno zingaro”, brano portato alla ribalta assieme a Nicola di Bari nel ’71, ad una ballata folk toscana, fino ad arrivare ai due brani scritti per Sanremo, “Guardami negli occhi” e “Luna in Piena”. Una menzione speciale per Mesolella, un chitarrista che da solo è in grado di “fare il pezzo”, grazie ad un lavoro minuzioso e molto creativo su dinamica, melodia e suoni.
A chiudere la serata, Le Luci. Tre musicisti – Lorenzo Corti (chitarra), Giovanni Ferrario (basso) e Sebastiano De Gennaro (percussioni) ricamano il tappeto sonoro sui versi accesi di Vasco Brondi, un monologo urlato, percussivo, che potrebbe essere la colonna sonora dell’Italia vestita a lutto di questi famigerati anni zero. I testi, splendidi, potrebbero essere, per l’ora abbondante dell’esibizione, un unico grande racconto. E’ vero che oggi nessuno in Italia è capace di scrivere versi così drammaticamente attuali, scuri e profondi, come quelli di Vasco Brondi – “le notti inutili e le madri che parlano con i ventilatori /negli inceneritori le schede elettorali /e i tuoi capelli che sono fili scoperti /costruiremo delle molotov coi vostri avanzi/ faremo dei rave sull’enterprise /farò rifare l’asfalto per quando tornerai” -. D’altra parte, però, la musica de Le Luci della Centrale Elettrica, paga pegno all’urgenza espressiva del giovane autore e dei suoi versi incalzanti, risultando alla lunga piuttosto ripetitiva. Le Luci hanno per ora dato alle stampe due dischi e, citando una fonte anonima, “anche i primi tre dischi di De André erano piuttosto simili uno all’altro”. Di sicuro per Vasco Brondi si può già parlare di “successo”. La prova nell’epilogo della serata, quando una nutrita schiera di spettatori cerca frettolosamente la via d’uscita prima del bis, forse esautorata dalla veemenza dell’artista, mentre i fans superstiti cantano a squarciagola gli ultimi brani in scaletta.