“Macelleria Palermo”, ad Aosta le fotografie di Franco Lannino per non dimenticare le stragi di mafia

Gli scatti del fotoreporter - il primo a fotografare la strage di Capaci - sono in mostra alla galleria Inarttendu e nella sede dell'Asva fino al 25 aprile.
mostra Lannino
Cultura

“Puzza di esplosivo” e “cuore pesante”. Franco Lannino, fotoreporter dell’Ansa, fu il primo ad arrivare a Capaci quel 23 maggio 1992. La bomba era scoppiata da mezz’ora e la mafia aveva ucciso. Di nuovo.

Le vittime, questa volta, erano il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Ventitré i feriti.

“Ho messo da parte tutte le emozioni e ho cercato di fare il mio lavoro”, racconta il fotogiornalista, ieri ad Aosta per inaugurare la mostra fotografica “Macelleria Palermo”, realizzata insieme a Michele Naccari e aperta al pubblico alla galleria d’arte Inarttendu e nella sede dell’Associazione stampa valdostana, in via Laurent Martinet, fino al prossimo 25 aprile.

L’iniziativa, proposta in occasione della Giornata memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, è nata dalla collaborazione tra l’Osservatorio regionale antimafia del Consiglio Valle, la presidenza del Consiglio Comunale di Aosta, l’Asva, l’associazione Libera e la galleria Inarttendu.

“Macelleria Palermo” sta girando l’Italia per salvare “una memoria che si sta perdendo tra i giovani e i meno giovani”, racconta Lannino, durante l’incontro pubblico nella sala Maria Ida Viglino che ha preceduto l’inaugurazione della mostra.

Sono una quarantina le fotografie esposte, in bianco e nero e a colori. Alcune, come quelle della strage di Capaci, hanno fatto il giro del mondo, conquistando le prime pagine di tutti i giornali. Poi ci sono quelle dei morti ammazzati dalla mafia, l’ultima del 2003. Ritraggono corpi distesi a terra, avvolti nel sangue e attorniati dallo sguardo quasi indifferente delle persone che stanno intorno. Come se morire così, in quegli anni, fosse diventato normale.

Dalla strage di Capaci a quella di via d’Amelio, in cui morì il giudice Paolo Borsellino, “ero scioccato da quello che vedevo – spiega il fotoreporter che oggi fa il fotografo di scena nei teatri -. Dall’alto della mia professionalità, che implicava stare calmo e fornire un servizio preciso con le mie fotografie ai giornali, mi rendevo conto che stavamo cadendo in una spirale di violenza senza fine. Per fortuna, lo Stato, spinto dal basso, dal popolo siciliano, ha reagito arrestando nel 1993 Totò Riina e poi tanti altri capi mafia fino a Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei corleonesi. La mafia stragista è stata eliminata”.

E la Sicilia di oggi? Lannino parla di un regione “molto più vivibile e con tanta voglia di rivalsa” a cui fa da contraltare “un ritorno di fiamma”, soprattutto tra i più giovani. “Ci sono ragazzini che girano per la città bruciando cataste di legna e cassonetti dell’immodizia – dice -. Hanno anche rubato due automobili e gli hanno dato fuoco in piazza. Dalle foto che sono state fatte dai miei colleghi si vedono questi ragazzi con i passamontagna che lanciano le pietre ai vigili urbani e ai poliziotti mentre cercano di spegnere questi fuochi e dietro ci sono gli adulti con le braccia conserte che non fanno nulla. Ma non saranno quattro ragazzini a riportarci indietro a quegli anni”.

 

Per Luca Tonino, presidente del Consiglio comunale di Aosta, “oggi si uccide molto meno ma le mafie sono assolutamente in salute. Questa mostra che non lascia niente all’immaginario e racconta la mafia per quello che è”. 

“Non smettiamo di denunciare e combattere le mafie ma lottiamo per costruire un futuro più giusto, di pace vera senza armi, per uscire dall’indifferenza”, dice Donatella Corti, presidente di Libera, che ieri pomeriggio, sotto i portici di Aosta, ha ricordato i nomi delle oltre mille vittime della mafia.

Il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, ricorda il “ruolo cruciale” del giornalismo e in particolare della fotografia nel racconto delle mafie. E aggiunge: “Lannino è stato un testimone diretto di fatti tragici e inquietanti. È importante il lavoro congiunto tra i giornalisti, i cittadini e le istituzioni per avere una società più informata e consapevole”.

La mostra “Macelleria Palermo” è aperta dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18. Sarà possibile visitarla con delle visite guidate organizzate in collaborazione con Libera, l’Asva e il gruppo Giovani del Fai, il Fondo per l’ambiente italiano. Al mattino, sono previste  delle visite per le scuole.

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