Si chiama “ArteNumero. Gli artisti e il numero tra XX e XXI secolo” la nuova mostra ospitata al MAR – Museo Archeologico Regionale. Inaugurata ieri sera, martedì 18 giugno, la rassegna sarà visitabile tutti i giorni fino al 20 ottobre 2024. Si tratta di un progetto espositivo inedito e originale, curato da Angela Madesani e prodotto da Nomos Edizioni, che presenta oltre settanta opere incentrare sul tema del numero. Trentatré in totale gli artisti esposti, italiani e stranieri, tra cui figurano grandi nomi come Piero Manzoni, Joseph Kosuth, Mario Merz e Ugo Nespolo. “Il numero entra nell’arte come entità che consente agli artisti di di riflettere sul tempo, sulla narrazione e sullo spazio” spiega Daria Jorioz, dirigente della struttura Attività espositive e promozione identità culturale che ha coordinato la mostra. L’esposizione è suddivisa in cinque sezioni dedicate al rapporto tra numero e tempo, numero e narrazione, numero e spazio, numero segno e immagine e numero e aritmetica: “Mi ha molto divertito scegliere le opere, avrei voluti inserirne altre trenta o quaranta, ma gli spazi sono limitati e così abbiamo dovuto attuare una selezione. Quando abbiamo cominciato a raccogliere le opere abbiamo capito subito che la cosa più interessante sarebbe stata quella di dividere la mostra in sezioni” racconta la curatrice Angela Madesani.
La mostra ArteNumero
Il percorso espositivo è suddiviso in cinque sezioni in un percorso trasversale che attraversa linguaggi, tematiche, pensieri della storia in cui il numero diviene momento fondamentale di riflessione per l’artista e per l’osservatore. Nella prima sezione, dedicata al rapporto tra il numero e il tempo, sono esposti i lavori di alcuni fra i più importanti artisti come On Kawara, con libri e cartoline, Luca Pancrazzi con il suo 24 ore su 24, Elena Modorati, Alighiero Boetti e Franco Vimercat con la sua opera Un minuto di fotografia, una sorta di manifesto in cui l’artista dichiara il punto nodale della sua ricerca: il tempo e la sua misurazione. Nella stessa stanza di quest’ultimo sono presenti anche cinque opere di Roman Opalka. I visitatori troveranno anche alcune opere di Carlo Valsecchi e Sono stata io. Diario 1900-1999 di Daniela Comani.
Nella seconda sezione, si indaga il legame tra numero e narrazione, in esposizione una Linea di Piero Manzoni, due opere di Elisabeth Scherffig, 1,2,3,4 del 1974 di Antoni Tàpies e la personale Via Crucis laica di Elisabetta Casella realizzata con la scagliola sul cui retro sono piccole immagini fotografiche. Tra le opere più significative in mostra, Five Fives (to Donald Judd) di Joseph Kosuth del 1965, un’opera al neon composta da numeri che il grande artista americano dedica all’altrettanto grande artista Judd. Rimedi di Pietro Bologna del 2002 sono una serie di particolari ingrandimenti dei bugiardini degli psicofarmaci, uno dei simboli del nostro tempo, realizzati con una particolare tecnica fotografica appositamente studiata per quel lavoro. In mostra trovano spazio anche i lavori dell’artista concettuale tedesco Peter Dreher, di Paolo Pessarelli che utilizza le pagine rosa piene di numeri del Financial Times per realizzare lavori di diverso tipo, e un’opera di Edward Kienholz che riporta una cifra economica, emblema di una società capitalista all’apoteosi dei suoi cosiddetti “valori”.
La terza sezione è costituita dalla relazione tra numero e spazio. Qui si trovano Per un otto coricato, dell’artista milanese Cioni Carpi e alcune opere di Andrea “Bobo” Marescalchi. Twentysix Gasoline Stations è il titolo del libro di Ed Ruscha che viene considerata a tutti gli effetti un’opera concettuale, che documenta il viaggio fatto dall’artista da Los Angeles a Oklahoma City attraverso quella che allora era la Route 66.
Nella quarta sezione il numero si rapporta con segno e immagine, è utilizzato nella sua accezione semiotica e indicale: dalle opere pop di Ugo Nespolo alla fotografia di Luigi Ghirri, di cui è presente uno degli ultimi lavori realizzati, appartenenti al ciclo di Piazza Betlemme, al mondo concettuale di Maurizio Nannucci, sino alle raffinate sculture di Robert Tiemann, che fanno parte della prestigiosa collezione Panza di Biumo. Due le preziose carte di Hanne Darboven, per la quale i numeri sono un veicolo verso la musica, a sua detta unica vera scoperta dell’umanità. Giocose le tele di Mimmo Iacopino realizzate con i metri da sarto. La casualità, il lancio dei dadi determina la scelta dei colori nelle carte di Vincenzo Merola, il più giovane degli artisti in mostra.
Il rapporto tra numero e aritmetica è il tema della quinta sezione, dove sono presenti opere di artisti concettuali, come Bernar Venet e Mel Bochner. In mostra Pebbles, una grande opera di Laura Grisi del 1973 composta da centocinquanta immagini fotografiche, a colori, di sassi, raccolti in piccoli gruppi. In mostra, inoltre, una grande opera con neon di Mario Merz della serie dedicata alla sequenza di Leonardo Fibonacci, tre lavori di Vincenzo Agnetti, che nel corso degli anni si è dedicato al rapporto tra matematica e linguaggio, e Era soltanto un gallo, tesoro, una installazione di sette elementi, sette dipinti di piccole dimensioni di Beatrice Pasquali che riflettono sul tema dell’ars combinatoria.
In mostra è possibile acquistare il catalogo bilingue italiano-francese, pubblicato da Nomos Edizioni, contenente i testi di Angela Madesani e Daria Jorioz.
Informazioni
Biglietti: Intero 8 euro, ridotto 6 euro.
La mostra è inserita nel circuito di Abbonamento Musei.
Orario di apertura: tutti i giorni 9-19
La mostra sarà aperta al pubblico dal 19 giugno 2024 al 20 ottobre 2024.