Uno sguardo verso il classico unito ad un forte senso della contemporaneità. Nasce così ad Aosta, sulla scia poetica dell’architettura di Aldo Rossi, il ‘Teatro del Mondo’. Più di una compagnia teatrale, per certi versi: “Un teatro vero, mobile, molto post-moderno – spiega l’attore, regista e Direttore artistico Valeriano Gialli – e senza struttura fissa. Un teatro che non appartenga ad un luogo solo ma aperto a tutto. Vogliamo viaggiare contemporaneamente nel teatro ‘alto’ ed in quello ‘basso’, nel sofisticato e nel popolare, cercando di offrire un servizio squisitamente culturale”.
Un progetto impegnativo che mostra una forte personalità già a partire dal marchio, realizzato dal grafico Pier Francesco Grizi: “Questo teschio nasce da un lato dal ‘memento mori’ – spiega Gialli – e l’abbiamo volute fortemente. Un teschio però che fosse ‘nostro’, con un ghigno che riporta anche ai teschi della tradizione messicana, sorridenti e che rappresentano un simbolo positivo”.
Il Teatro del Mondo, che nasce quasi esattamente a vent’anni di distanza dall’atto fondativo di Envers Teatro, ha progetti ambiziosi, molti dei quali già in essere: “Non puntiamo sulla quantità degli spettacoli ma sulla qualità degli spettacoli – racconta l’attrice e, assieme a Gialli, Direttrice artistica della compagnia Paola Corti – scegliendo in maniera mirata, puntando sempre verso l’alto, mantenendo però una parte legata al teatro ‘Enfant’, e che punti cioè anche verso l’ingenuità dei bambini”.
Il teatro del futuro è questo: pochi spettacoli, mirati e ben strutturati, legati ad una politica che scelga, senza contributi a pioggia, e con progetti già ben definiti: “Abbiamo in serbo il monologo ‘Il Re del plagio’ di Jan Fabre – racconta Gialli – e saremo i primi in assoluto a portare Fabre in Italia al prossimo festival di Asti, con Paola, due ballerine ed una scenografia importante. Abbiamo inoltre un progetto già avviato con la compagnia ‘Lunaaria Teatro’ di Genova per portare sul palco uno Shakespeare trasversale, con tutti i suoi ‘cattivi’, sei o sette dei suoi personaggi più abietti in scena”.
Teatro e visivo. Nelle linee programmatiche del Teatro del Mondo c’è anche tanto ‘pop’, tanto Andy Warhol. Anche perché per sfuggire la superficialità bisogna conoscerla ed attraversarne la palude, esattamente come anche ha fatto il grande artista americano che si è sempre beato, con un salto filosofico e battutistico non indifferente, di essere sempre stato un uomo “profondamente superficiale”.