Pat Metheny, la chitarra del leggendario jazzista che “colora” Aosta Classica

Dalle dita di Metheny, nelle due ore e mezza di concerto in cartellone per Aosta Classica - ieri sera al Teatro Romano di Aosta - è passata la storia e non solo quella di un jazz che si apre a tutti, si semplifica e si increspa all'improvviso.
Pat Metheny ad Aosta Classica
Cultura

Pat Metheny è un sinonimo vivente di “chitarra”, e da subito le sue corde, leggerissime in principio, hanno cominciato a riempire l’atmosfera del teatro romano di Aosta. Il pubblico non era nutritissimo, e l’aria era quella un po’ “irreale” dei concerti di una volta, con gli smartphone “banditi” – la differenze è solamente che “una volta” non esistevano neanche – e la musica del grande chitarrista americano, essa stessa un “salto nel tempo”, così come i suoi suoni: retrò e attuale al contempo, come “congelata” fra le epoche, in una sorta di limbo.

Dalle dita di Metheny, nelle due ore e mezza di concerto in cartellone per Aosta Classica, passa la storia e non solo quella di un jazz che si apre a tutti, si semplifica, si fa più lineare, s’increspa all’improvviso e si smarca dall’“accademia” fino ad abbracciare afflati funk, rintocchi tra il classico e la musica più “world” che dagli States amplia il suo spettro e scala i decenni.

Il pubblico lo sente e respira assieme alla band, abbassa il fiato nei “crescendo”, applaude stupito quando il quartetto scende di colpo, per intensità e volume, quando gli strumenti diventano appena percettibili. La chitarra di Metheny, dal suono confortevole, è il fulcro di tutto, com’è naturale che sia, anche se non mancano di diventare protagonisti, a rotazione, l’abilità della sorprendente contrabbassista Linda Oh, le scariche di pianoforte del giovane Gwilym Simcock o i “solo” batteristici di Antonio Sanchez.

È una musica “distante”, quella di Metheny – o forse sarebbe meglio dire “d’annata” –, ma che non lascia scampo, un jazz che riesce a far muovere la testa e che spesso abbandona il côté “cerebrale” per farsi pulsazione e lasciando spazio a virtuosismi mai fini a loro stessi. L’atmosfera che si crea è perfetta per una città di montagna, e per una manifestazione come Aosta Classica che dal Capoluogo di Regione è riuscita a portare tutti lontano e vicino allo stesso tempo, ammaliati dalle dita di Metheny che fanno ciò che, da tutta una vita, sono capaci a fare. Scorrono agili sul manico della sua incredibile chitarra.

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