Pepi Merisio ad Centro Saint-Benin di Aosta, tra giochi senza tempo e poesia

“Il Gioco – Pepi Merisio” inaugurerà il 5 aprile 2013 alle ore 18 presso il Centro Saint-Benin di Aosta. Organizzata dall’Assessorato regionale alla Cultura si concentra su fotografie, “vintage” e “modern print” dal 1950 al 1989.
Pepi Merisio
Cultura

Il gioco visto dall’occhio di Pepi Merisio, tra i più importanti fotografi del panorama italiano, è una dimensione delicata e poetica senza tempo. Il bianco e nero delle sue foto valorizza un linguaggio formale che attira il pubblico e gli scatti a colori portano l’osservatore ad una lettura più ampia dell’immagine. Pepi Merisio arriva ad Aosta offrendoci 50 scatti che sono prima di tutto lo sguardo attento di un grande “osservatore” della realtà italiana e della sua quotidianità. Curata da Raffaella Ferrari e Daria Jorioz, la mostra “Il Gioco – Pepi Merisio” che inaugurerà il 5 aprile 2013 alle ore 18 presso il Centro Saint-Benin di Aosta, organizzata dall’Assessorato regionale alla Cultura, si concentra su fotografie, “vintage” e “modern print”, appartenenti ad una fascia temporale che va dal 1950 al 1989. "Quando faccio una fotografia non ragiono: anche se ti posso concedere che ho ragionato prima" disse Merisio una volta, frase che oggi echeggia spesso tra i fotografi.

Pepi Merisio, che sarà presente all’inaugurazione, classe 1931, autodidatta dal 1947, ha raccolto prestigiosi riconoscimenti in Italia ed all’estero, ha pubblicato innumerevoli libri fotografici, curato progetti complessi e lunghi e ancora oggi la sua attività è incessante. In una platea di tanti fotografi che hanno rappresentato l’Italia l’ambito ideale della poetica di Merisio è, insieme con la grande tradizione contadina e popolare della provincia italiana, anche il variegato mondo cattolico. Pepi Merisio lo si ricorda infatti, tra l’altro, per il lavoro che realizzò per la rivista Epoca nel 1964: il racconto di una giornata di Paolo VI. Come altri fotografi Merisio si è confrontato con tanti tipi di immagini e linguaggi, dal reportage alla foto di architettura, collaborando con molteplici riviste: Epoca, Camera, Du, Réalité, Photo Maxima, Pirelli, Look, Famiglia Cristiana, Stern, Paris – Mach e numerose altre. Nel 1972 la Rai gli dedica una puntata della trasmissione Occhio come mestiere, curato da Piero Berengo Gardin. Nel 1979, per la Polaroid, esegue un reportage in bianco e nero ora conservato nella Collection Polaroid International di Boston, nel 1964 consegue il Premio Nazionale di Fotogiornalismo a Milano; nel 1965 il Premio Internazionale di Fotogiornalismo a Genova, con Fulvio Roiter e Gianni Berengo Gardin, ha rappresentato l’Italia nel volume commemorativo dei 75 anni della casa fotografica Leica.

E’ una carriera ricca fin dagli esordi quella di Merisio, che oggi continua anche a fianco del figlio Luca Merisio. La mostra di Aosta permette alla platea locale di avvicinarsi ad un fotografo importante che offre pagine di cultura fotografica tutte da scoprire per una crescita e consapevolezza nuova rispetto al variegato mondo dell’immagine. Così come le mostre fotografiche precedenti, quella di Mario De Biasi alla biblioteca Regionale di Aosta e ancora Elliot Ervitt alla sala espositiva Hôtel des États, per citare le ultime, la mostra di Merisio è un’altra pagina importante sulla fotografia italiana e internazionale, ricca di spunti per amanti, appassionati e professionisti dell’immagine. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 29 settembre 2013. Il catalogo bilingue italiano-francese, edito da Allemandi, contiene i testi critici di Cesare Colombo, Daria Jorioz e Raffaella Ferrari.
 

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