Boogie Woogie, il pezzo lanciato a inizio ottobre 2020, non è il primo singolo del duo valdostano, ma di sicuro non sarà l’ultimo. Pietro e Andrea Mirabello, in arte Peter Blame e Driddu sono personaggi che spiazzano, quasi come se fossero usciti da Romanzo Criminale: dolcevita collo alto e giaccone, schitarrate a inizio canzone e un testo che rimane schiacciato in una parte del cervello, pronto a farsi risentire prepotente, ma mai stucchevole. Eppure hanno 19 e 21 anni, sono cugini e da sempre condividono la passione per la musica.
Potrebbe essere una storia già sentita, una di quelle storie familiari dove si suona fin da piccoli e poi si cerca di fare qualcosa insieme, ma è lo stesso Peter Blame a smentire: “Il nostro primo singolo ufficiale risale alla scorsa estate (A chi mi chiederà, ndr), però creiamo insieme da 2 anni. La nostra è un’esigenza che per entrambi esiste da tanto, però lo abbiamo sempre fatto singolarmente. Io scrivo e scrivevo molto, tanto, in un modo diverso e Andrea, suonava sempre, appena possibile”.
È così che Pietro, studente di giurisprudenza a Milano, e Andrea, neo diplomato che della musica vuole fare il suo lavoro, macinano singoli e pezzi che sono praticamente impossibili da etichettare. Se la base, opera di Driddu, musicista che passa dalla chitarra al pianoforte e alle percussioni, è di chiara matrice elettronica/trap, i testi sono il frutto di un grande confronto tra i due artisti, come spiegano: “Scrivere è naturale e spesso scrivo anche troppo e in maniera troppo poetica – spiega Pietro, mentre Andrea sorride e annuisce -, ma ho imparato anche confrontandomi con Driddu ad adattare i miei testi, infatti spesso arrivano prima la melodia e la base, che Andrea lavora a 4 mani anche con Neda da ormai 2 singoli”.
Boogie Woogie è solo l’ultimo singolo del duo che si presenta con il nome di Peter Blame (La La Land lo precede di diversi mesi), e che è entrato nel mirino di Raffaele Neda D’Anello da ormai alcuni mesi: “Ho trovato in loro qualcosa di davvero potente – spiega il produttore -, ho grandi progetti per loro, cresciuti molto da quando ho proposto di registrare gratuitamente un loro brano”.
La storia ufficiale di Peter Blame inizia da lì, da Neda e dal suo studio di registrazione, ma soprattutto dal bisogno di trovare nuovi stimoli in artisti come Peter e Driddu che “in poco tempo mi hanno stupito, addirittura sono arrivati a numeri impressionanti su Spotify (20mila streaming), per me roba mai vista”.
Nessuno stile che domina su un altro. I cugini Mirabello lo sanno che le etichette sono pericolose e rimangono incollate sulla pelle: “Abbiamo un obiettivo, anzi due: vogliamo arrivare a tanta gente e tutta diversa se possibile e vogliamo continuare a fare musica che ci piace e che riesca a far passare un messaggio. Perché non è detto che un messaggio debba passare solo con testi e musiche grandiose o alte, esistono anche messaggi più leggeri o modi più leggeri perché questi arrivino”.
Nel futuro di Peter Blame sicuramente un LP o un album, anche se la fretta è qualcosa che per i due musicisti è controproducente: “Non vogliamo fare un disco perché si deve fare un disco o per fare una compilation e basta. Vogliamo che un progetto così importante sia coerente, con una struttura vera. Sì, vorremmo fare un disco, ma ci prendiamo del tempo per farlo”. Intanto i loro singoli vanno molto bene sulle varie piattaforme e preannunciano un lavoro che potrebbe essere tanto vario, quanto valido.