Ucraina, la guerra h24 sui nostri smartphone. Una conferenza sul giornalismo nell’era digitale

L'evoluzione della professione giornalistica nell’era digitale, tema centrale della conferenza di sabato 26 marzo al Forte di Bard "Dal caso Cogne alla guerra in Ucraina: come è cambiata l’informazione in vent’anni".
Conferenza al Forte di Bard: Dal caso Cogne alla guerra in Ucraina: come è cambiata l’informazione in vent’anni. Foto Alice Dufour
Cultura

“Dal caso Cogne alla guerra in Ucraina: come è cambiata l’informazione in vent’anni”, una conferenza di approfondimento legata al mondo dell’informazione è stata organizzata sabato 26 marzo al Forte di Bard. Giornalisti della stampa nazionale e locale sono intervenuti per riflettere sull’evoluzione della professione giornalistica nell’era digitale. Partendo dalle pagine di cronaca nera sul caso Cogne si è passati all’avvento dei social, fino ad arrivare alla guerra in Ucraina su cui oggi sono puntati i riflettori di tutto il mondo.

Pagine di cronaca nera segnate dal delitto di Cogne

2002, vent’anni fa: delitto di Cogne. “Una lunga trasferta di cronaca nera” così la ricordano gli allora inviati speciali delle principali testate giornalistiche cartacee e televisive: Elisa Anzaldo del Tg1, Giuseppe Gandolfo del TG5 e Meo Ponte de La Repubblica, che per quasi tre mesi trascorsero intere giornate davanti alla villa teatro dell’omicidio. Un caso che cambiò il modo di fare informazione. “Un fatto di cronaca si trasformò in un romanzo a puntate” e fu seguito da una lunga stagione di delitti: Perugia (2007), Avetrana e Brembate (2010). Lo racconta Elisa Anzaldo, oggi caporedattrice centrale del Tg1.
“Ricordo Cogne per l’impatto che ebbe sull’opinione pubblica. La voglia della gente di spiare dal buco della serratura in modo un po’ morboso” confessa Agnese Pini, direttrice del quotidiano La Nazione. Spiega infine Flavio Corazza, vice direttore del quotidiano La Stampa “in alcuni casi si è forse anche un po’ esagerato, ma la quantità di pagine che si producevano e la voglia di sapere dei lettori rendevano indispensabile allargare la notizia. Cogne fu il primo caso di cronaca nera con così tante pagine”.

Giornali e social media: “Non possiamo soltanto rincorrere un click”

L’universo dei social network, dove gli utenti si trasformano in giornalisti, politici e medici. Un mondo fatto di like e visualizzazioni. “Non possiamo soltanto rincorrere un click” afferma Agnese Pini, direttrice de La Nazione, in difesa della “funzione ancora nobile” propria del giornale. “Non abdichiamo a ciò che siamo perché sarebbe un torto al mestiere. Social network e giornali sono cose diverse e tali devono restare”. Continua la giornalista “non c’è una crisi dell’informazione. Anzi, voi non siete mai stati così tanto informati come oggi. I giornali sono protagonisti di una rivoluzione industriale”. Come macchine a vapore che devono passare al motore a scoppio, le redazioni giornalistiche stanno vivendo una lenta e costosa trasformazione industriale. “Se ne uscirà a fatica perché mancano capitali e uomini” conclude Agnese Pini.

Ucraina, il racconto di una guerra in presa diretta

“La guerra non vuole la verità, la guerra uccide la verità. Tra i giornalisti e la guerra c’è una concorrenza continua” dichiara Elisa Anzaldo del Tg1. Tra le vittime, sono sei i giornalisti che hanno perso la vita dall’inizio del conflitto. “In guerra ogni buca è notizia” secondo Meo Ponte che la guerra l’ha vissuta come inviato in Iraq e Libia per La Repubblica. Per le notizie ci si avvale di freelance e di inviati. La redazione Rai (Tg1, Tg2, Tg3 e RaiNews 24) conta diversi giornalisti nelle città principali ucraine, tra cui Kiev, Leopoli e Odessa, e nelle zone di confine con Polonia e Ungheria.

“È la prima volta nella storia in cui un presidente di una nazione sotto attacco è ‘h24’ sui vostri smartphone” per raccontare in presa diretta cos’è la guerra. Così anche noi “siamo per le strade di Kiev, siamo di fronte al teatro di Mariupol” spiega Agnese Pini.
Eppure manca qualcosa. L’assenza di un quadro d’insieme. Mancano i cosiddetti giornalisti embedded, reporter arruolati nell’esercito. Sul fronte russo, c’è solo propaganda. A inizio marzo, Rai, come altre redazioni straniere, ha ritirato gli inviati da Mosca in seguito all’approvazione della normativa che prevede fino a 15 anni di carcere per chi definisce l’operazione speciale voluta da Putin una guerra. Il flusso informativo dalla Russia sarà ripreso a fine mese.

PhotoAnsa 2021, in mostra fino al 1° maggio

La conferenza è stata proposta in occasione della mostra PhotoAnsa, allestita nell’Opera Mortai dal 25 febbraio al 1° maggio. Una selezione di immagini realizzate dai fotografi dell’Agenzia ANSA per raccontare l’anno 2021.

Durante l’incontro sono intervenuti, moderati da Alessandro Galavotti, capo redattore Ansa Torino, ed Enrico Marcoz, responsabile della sede Ansa di Aosta, Elisa Anzaldo, caporedattrice centrale Tg1, Agnese Pini, direttrice QN – La Nazione, Flavio Corazza, vice direttore del quotidiano La Stampa, Meo Ponte (La Repubblica), Giuseppe Gandolfo (TG5) e Stefano Sergi (La Stampa).

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