Un museo per l’80° anniversario del bombardamento di Pont-Saint-Martin

In memoria degli 80 anni dal bombardamento di Pont-Saint-Martin è stato inaugurato giovedì 22 agosto un museo che è parte di un ampio progetto. Esibite fotografie e testimonianze ne ‘L Castel, predisposte gigantografie lungo il borgo del paese e ospitata in Villa Michetti una mostra fotografica dal tema gemello ma di situazioni a noi tragicamente contemporanee.
Foto Studio Ardissone
Cultura

Era il 23 agosto 1944, uno dei primi giorni in cui si iniziava a intravedere la fine della guerra: i tedeschi si stavano ritirando da molti fronti, Roma era stata dichiarata città libera e gli americani stavano risalendo la penisola; viceversa, per Pont-Saint-Martin le 17:30 segnarono lo scoppio di una tragedia.

“Sapevamo che gli americani erano già a Montecassino e che qualcosa doveva arrivare” ricorda direttamente Dolores, che all’epoca aveva 9 anni “Quando sentivamo l’allarme eravamo abituati a pensare che stessero andando a Torino o Milano. Quel giorno subito dopo abbiamo sentito un cessato allarme, stavamo facendo merenda, poi un rombo” continua “Io mi sono aggrappata al cancello e da lì ho visto cose terribili che non vi racconto, perché è così intima la cosa, vedere brandelli…però stai lì, allibito, con tanta paura”. 

Dolores testimone diretta
Dolores, testimone diretta del bombardamento di Pont-Saint-Martin

Perché Pont-Saint-Martin fu bombardata

Nonostante l’esercito tedesco stesse arretrando, teneva sotto controllo tutta l’Europa del Nord-Ovest: era dunque necessario da parte dei nemici, per accerchiare completamente il Terzo Reich, intervenire contro le postazioni tedesche ancora presenti nel Nord Europa. Così, le forze Alleate anglo-americane il 6 giugno 1944 diedero avvio alle operazioni di sbarco in Normandia, evento conosciuto come “D-Day”. Un paio di mesi dopo, il 15 agosto, gli alleati misero in atto un secondo sbarco in Provenza, al Sud della Francia, che prese il nome di “Operazione Anvil-Dragoon”. 
Le operazioni militari si stavano quindi avvicinando alle città del Nord Italia e ai territori della zona alpina, che era ancora sotto l’occupazione dell’esercito tedesco. Di conseguenza gli attacchi aerei e i sabotaggi alla rete viaria che univa Italia e Francia aumentarono.

Già a partire dal luglio 1943, quando gli americani avevano iniziato a bombardare le città italiane del Nord, Torino in particolare, la Valle d’Aosta si era allarmata, ma in seguito i timori si attenuarono, fino a portare i ponsammartinesi a ignorare le sirene che annunciavano il passaggio delle squadriglie aeree. 
“Ad un certo punto è suonato l’allarme, ma non ci abbiamo fatto caso perché eravamo abituati a sentirlo” si legge in una delle testimonianze raccolte per il progetto “Abbiamo visto gli aerei arrivare dal Bec Renon dai quali scesero delle forme luccicanti al sole. Mio fratello è rimasto sotto le macerie e mia mamma è stata ritrovata qualche giorno dopo in un fosso. Il ricordo più allucinante erano tutti quei morti a terra, tanto che bisognava calpestarli per trovare i propri”. 
Cercammo scampo sotto il portante di una porta che non c’era più” racconta un’altra testimonianza “Cominciammo a sentire urla strazianti, le persone urlavano i nomi dei loro cari”. 

Era tutto parte del piano di accerchiamento tedesco predisposto dalle forze Alleate, e Pont-Saint-Martin ne finì vittima proprio quel pomeriggio di agosto. Sedici aerei americani B25, un tipo di bombardiere medio, in tripla formazione con la missione di distruggere ponti e strade per ostacolare i movimenti dell’esercito tedesco sorvolano Pont-Saint-Martin lasciando il loro carico di bombe, che immediatamente annientarono il borgo gremito di case, ora Piazza IV Novembre. Risultò distrutto il 42% del patrimonio edilizio urbano.

Quante vittime ci furono non è certo, ma sui documenti il numero di morti e dispersi registrati varia da 130 a 182, e i feriti stimati sono 400.

 

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Pont-Saint-Martin dopo il bombardamento

Un progetto inedito fondato su preziose testimonianze

Il progetto avanzato quest’anno per commemorare il bombardamento è diverso rispetto alle iniziative degli anni precedenti; non è solo di storia, ma di “memoria, testimonianza ed emozioni” introduce il vicesindaco di Pont-Saint-Martin Fabio Badery “Perché a ottant’anni da un evento di tale portata a nostro avviso era obbligatorio sia ricordare che portare alla riflessione”.
Per questa ragione, alle fotografie autentiche della tragedia si sono unite, interpretandole e plasmandole in nuove forme, le voci

Gran parte del materiale a cui si è fatto riferimento deriva da testimonianze raccolte nell’anno scolastico 1993/1994 dagli alunni delle classi seconde, seguiti dalla maestra Silvana Miniotti, e quinte, assistiti dalle insegnanti Mariella Herera, Adriana Marchetti e Ivana Tomaghello, della scuola elementare Baraing, per la realizzazione di un lavoro scolastico in occasione dei cinquant’anni dal bombardamento
Si tratta di diciotto testimonianze, “le uniche esistenti” sottolinea Luciana Pramotton, la professoressa che si è occupata della selezione e gestione delle stesse.  “Costituiscono la voce narrante che guida la visita sia ne ‘L Castel che nel borgo”. 
I lavori degli studenti dell’epoca sono stati inoltre digitalizzati da Caterina Beltramelli.

Per quanto riguarda le fotografie, queste sono state ricavate da due archivi: uno già di proprietà comunale proveniente dai fotografi fratelli Ardissone di Pont-Saint-Martin, la cui famiglia stessa fu segnata dalla tragedia del bombardamento, e dall’Istituto Luce Cinecittà, documentazione che era stata oggetto di una mostra del settantesimo anniversario. 
Questo complesso di voci e testimonianze “dimostra che Pont-Saint-Martin ha avuto la forza di ricostruirsi, senza dimenticare quello che ha patito” sottolinea Badery.

Il materiale è stato sistemato in due sale della Casa Forte ‘L Castel, cercando di “non occultare lo spazio, trattandosi di stanze medievali” spiega il fotografo Enrico Peyrot, curatore del museo e del disegno complessivo del progetto “Di oggetti reali ci sono solo due piccoli resti di bombe, il resto sono tutte interpretazioni, a cui noi abbiamo dato vita. Qui immagini e struttura sono la stessa cosa”. 

Ma la mostra è anche “uscita” dalle due stanze a lei riservate: sono infatti state posizionate alcune gigantografie nel borgo del paese, allora centralità della vita di Pont-Saint-Martin, che mostrano le condizioni in cui era ridotta dopo il bombardamento la zona del paese in corrispondenza della quale l’immagine è disposta.

Il progetto ha richiesto quattro mesi per essere messo in atto e, infine, è stato realizzato un catalogo che riassume i contenuti dell’evento.

Inaugurata Ukraine – The Russian invasione la commemorazione ufficiale 

Fotografie dello stesso calibro drammatico ma, ahimé, a colori e non in bianco e nero sono invece quelle della mostra “Ukraine – The Russian invasion”, scattate dal fotorepoter Fabio Bucciarelli durante i primi mesi della guerra in Ucraina, da marzo a maggio 2022. La mostra, che sarà visitabile fino al 16 ottobre presso il Centre Culturel di Villa Michetti,  è stata inaugurata subito dopo la presentazione del museo a ‘L Castel e alla visione delle immagini lungo il Borgo. 

Le commemorazioni continuano venerdì 23 agosto 2024 alle 17:00, quando da Piazza XXIII Agosto partirà un Corteo accompagnato dalla Banda musicale, dal Coro parrocchiale e dal Coro Mont Rose di Pont-Saint-Martin. 
Alle ore 17.30, in Piazza IV Novembre, avrà luogo la Messa Solenne officiata dal Vescovo Franco Lovignana, e la Commemorazione ufficiale da parte del Presidente della Regione e del Sindaco del Comune di Pont-Saint-Martin.
Infine, alle 21, presso la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo avrà luogo  “Actus tragicus”, concerto a cura dell’Ensemble vocale e strumentale “Gli Invaghiti” nell’ambito di Kalendamaya, Festival internazionale di Cultura e Musica Antica.

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