Le “veillà”, momenti di riunione serale un tempo tipici di molte comunità valdostane, sono il soggetto di molti racconti contenuti nel nuovo libro di Manuela Lucianaz. Un’atmosfera di “veillà” è però anche quella che si respirava ieri pomeriggio nel prato del Seminario vescovile, dove la presentazione del libro voleva proprio riprodurre quel senso di condivisione di storie, emozioni e memorie che è il principio alla base dell’opera. La lettura di alcuni passi con accompagnamento musicale, da parte dell’ex studente Mathieu Châtel e degli insegnanti del Liceo Classico Artistico e Musicale Silvio Vuillermoz e Didier Duguet, ha permesso fin da subito ai presenti di essere trasportati nei ricordi di infanzia che anziani abitanti della Valle d’Aosta hanno voluto condividere con l’autrice.
Anche il suo primo libro, “L’età dell’oro – L’âge d’or. Memorie di centenari (o quasi) della Valle d’Aosta”, contiene episodi delle lunghe vite di alcuni testimoni della storia valdostana, intervistati per cercare di capire il segreto di una longevità serena. Il nuovo lavoro, però, ha il valore aggiunto di aver creato dei “dialoghi fra generazioni”, come ha spiegato l’autrice, anche lei docente del Liceo Classico di Aosta. “Visto che alcune interviste di queste persone “luminose”, che di fronte al peso del tempo riescono a mantenere il sorriso, erano rimaste in sospeso, ho deciso di iniziare questo secondo libro, che però è nato nel periodo inaspettato della pandemia. I momenti di difficoltà, i dubbi e le domande che ho visto nascere soprattutto tra i miei alunni in questo tempo sospeso mi sono serviti però da ispirazione per creare un dialogo a più voci. Ho infatti chiesto ad alcuni studenti di intervistare i loro nonni e ho raccolto nel libro le loro conversazioni, che hanno in qualche modo riprodotto, pur se a volte su Zoom o Meet e non più in una stalla o in una baita, quell’atmosfera di condivisione e di ascolto tipica delle vecchie veillà”.
A testimoniare il contributo che quest’occasione ha dato nell’avvicinarli ai loro parenti più anziani, alcuni dei giovani intervistatori hanno condiviso i loro pensieri e le loro emozioni. Simone Minellono grazie a quest’esperienza ha ricostruito in modo più preciso i ricordi di suo nonno sugli anni della Resistenza, arrivando ad apprezzare ancora di più la fortuna che la sua generazione ha avuto per poter crescere in libertà. Lisa Epiney ha potuto riflettere sulle maggiori opportunità che il mondo di oggi offre alle donne, ma il racconto di sua nonna le ha anche permesso di riscoprire il valore della famiglia, attorno a cui un tempo ruotava ogni vita femminile. Le interviste hanno anche dimostrato che ogni persona vive più vite contemporaneamente e che ci sono tanti livelli diversi di ogni io, a volte anche difficili da rivelare. Da qui nasce il tentativo della fotografa Sara Cuzzocrea di cogliere, tramite gli scatti rubati raccolti nel libro, quei tratti del volto e quelle espressioni spontanee che permettano di toccare l’essenza più schietta e sincera di ogni persona.
“Tutto comincia quando tutto pare incarbonirsi”: su questo verso di Montale la professoressa Barbara Bertolino, mediatrice dell’incontro, chiude la presentazione di un libro che insegna che “come la legna deve sedimentare per diventare carbone e vita, così anche l’esperienza dei nostri avi sedimenta in noi”. Un invito, dunque, a trovare delle scuse per interrogare i propri cari perché, come dice Battiato, “e ti vengo a cercare […] perché in te vedo le mie radici”.