Licenziamenti alla Shiloh di Verrès, i vertici: “Una necessità per la sopravvivenza”

Questa mattina il primo incontro con i sindacati nel corso del quale sono stati messi sul tavolo degli strumenti alternativi al licenziamento. Disponibilità da parte dell'azienda, ma "non vogliamo allungare l'agonia".
Shiloh Verrès - da sx Marco Lorenzetti di Confindustria, Mauro Bajardi e Maurizio Gallo
Economia

Far presto, se possibile andando anche a ridurre i tempi della procedura. I 70 esuberi sono, lo dicono chiaramente il direttore dello stabilimento Shiloh di Verrès Mauro Bajardi e il responsabile delle risorse umane Maurizio Gallo, “una necessità per la sua sopravvivenza”.

Negli ultimi 4/5 anni il fatturato dell’azienda si è dimezzato e la crisi dell’automotive non preannuncia tempi migliori. Accanto alla situazione del mercato internazionale, su cui pesano anche le incertezze dei cittadini sull’acquisto di diesel, ibrido o elettrico, la Shiloh di Verrès sconta anche i continui cambi di proprietà degli ultimi anni.

La strada individuata per “salvaguardare lo stabilimento” è il ridimensionamento per adattarlo a volumi di produzione “sempre più ridotti”. Questo accanto alla necessità di individuare nuove commesse e nuove produzioni. “La storia passata ha delle ripercussioni – sottolinea Gallo – Quello che dobbiamo fare è cercare di individuare soluzioni per superare questo periodo e trovare nuove commesse e rilanciare la competitività dello stabilimento.” “La volontà di combattere e essere sul mercato in modo forte c’è” aggiunge Bajardi.

La procedura di licenziamento collettivo per 70 persone sulle 154 assunte nello stabilimento di Verrès, aperta lunedì scorso, ha dei tempi definiti dalla normativa: 45 giorni di contrattazione con i sindacati a cui si aggiungono altri 30 giorni che coinvolgono le istituzioni. Due mesi e mezzo che per un’azienda “in difficoltà” sono un’eternità. Da qui la richiesta ai sindacati di un confronto serrato.

“Se riusciamo a trovare un accordo è inutile fare una trattativa che va per le lunghe” concorda Edy Paganin del Savt che sull’incontro di oggi si dice “soddisfatto. La strada sembra meno in salita”.
I sindacati hanno messo sul tavolo strade alternative ai licenziamenti come la cassa integrazione straordinaria con percorsi di riqualificazione, ma anche contratti di solidarietà. “Abbiamo anche proposto la trasformazione di qualche contratto in part-time, per ridurre il numero degli esuberi” ricorda Fabrizio Graziola della Fiom Cgil.
Non sembrano invece percorribili ipotesi di prepensionamenti perché “l’età media dei dipendenti è relativamente giovane”. Dal canto suo la Shiloh promette percorsi di accompagnamento alla ricollocazione dei lavoratori, sia con il supporto d Confindustria che attraverso associazioni del territorio.

“Siamo disponibili a valutare possibili strade alternative a quella che abbiamo comunicato – dicono i manager – non diamo preclusioni a priori, ma gli strumenti vanno valutati a priori perché non vogliamo allungare l’agonia”.
Martedì sindacati e azienda torneranno a incontrarsi, il giorno prima l’azienda è stata invece convocata in piazza Deffeyes per un confronto il Presidente Fosson e l’Assessore Testolin. La politica comincerà l’analisi del dossier già domani, con la convocazione dei sindacati che hanno invece convocato le assemblee dei lavorati per martedì.

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