Secondo giorno sui banchi e scoppia la grana dei trasporti pubblici. Una ventina di ragazzi delle medie di Variney sono rimasti oggi a piedi all’uscita da scuola. A raccontarci la vicenda è la mamma di una ragazzina di seconda media.
“Alcuni giorni fa, prima dell’inizio della scuola, colti da un eccesso di scrupolo, abbiamo chiamato la società Svap che gestisce parte del trasporto pubblico, e quindi anche quello scolastico extraurbano, nel territorio in cui viviamo, la Valpelline” spiega Sara Lazzeri.
“La telefonata aveva il preciso scopo di sincerarci della disponibilità del servizio e conoscere eventuali problematiche, in ragione delle vigenti restrizioni sul trasporto, causate dall’emergenza pandemica”. Negli anni scorsi diversi pullman viaggiavano pieni, con alcuni passeggeri in piedi. Le nuove disposizioni anti-covid hanno ridotto però la portata all’80%.
“Naturalmente come ci si aspettava, veniamo rassicurati che tutto è organizzato e che non si prevedono problemi di capienza, essendo stato anche rafforzato il servizio.”
La brutta sorpresa oggi, quando all’uscita dalla scuola media di Variney ,il pullman, partito da Aosta e diretto a Bionaz, con fermata a Valpelline, arriva con solo una decina di posti vuoti.
“Dopo solo un giorno di scuola, ieri tutto si è svolto nella migliore delle propagande, ecco che oggi si presenta il problema. – prosegue il racconto Sara Lazzeri – Nostra figlia che frequenta le scuole medie e che quindi come la stragrande maggioranza dei ragazzi di questa vallata usufruisce del servizio di trasporto Svap, chiama molto preoccupata e abbastanza agitata (parliamo di ragazzi di 11/12 anni), chiedendo come doveva comportarsi. L’autista dell’autobus alla fermata aveva comunicato che la capienza era quasi raggiunta, e quindi dei ragazzini in attesa di salire, ne poteva caricare solo altri dieci, cosa che appunto è accaduta, lasciando letteralmente sul marciapiede una buona ventina di ragazzi”.
Fortunatamente la figlia di Sara, dotata di cellulare, riesce a contattare il papà, che lavorando su turni questa mattina era a casa.
“Immaginate genitori e nonni che sono stati chiamati, immagino molti come noi al lavoro, che si sentono dire che l’autobus li ha lasciati a piedi. – sottolinea ancora Sara Lazzeri – Ora pensate anche alla nostra situazione, di genitori che proprio per non trovarsi sorprese dell’ultimo momento, come già detto si sono anche preoccupati di chiamare e informarsi se si potevano creare situazioni di questo tipo. Poi ti ritrovi in un martedì ordinario al lavoro o in faccende affaccendato, a ricevere la telefonata di tuo figlio/a la quale ti informa che contrariamente a quanto ti aspetti, è rimasta sul marciapiede di una strada regionale”.
All’arrivo della fermata dell’autobus, il marito di Sara trova un’altra ventina di ragazzi nella stessa condizione di sua figlia “abbandonati a loro stessi in attesa che qualcuno li andasse a prendere o dell’arrivo del mezzo successivo, aspettando così magari in tutto per oltre cinquanta minuti e mezzo su una strada sotto il sole”.
Una situazione che rischia di peggiorare nei prossimi giorni quando le scuole superiori torneranno ad uscire dopo le 13.
“E allora ti domandi: cosa ho chiamato a fare? Cosa mi hanno detto? Mi hanno voluto solo prendere in giro? Ma soprattutto da genitori riflettevamo su un fatto; se i nostri figli non li avessimo dotati “sconsideratamente di un cellulare” in quel tempo che sarebbe trascorso tra l’orario di arrivo atteso e il non vederli arrivare, cosa avremmo pensato? Perché sicuramente essendo stati rassicurati che tutto era pronto, e che il servizio era stato rafforzato noi, mai avremmo pensato, non vedendo arrivare nostra figlia/o che il problema potesse essere legato al pullman. Da genitori avremmo invece pensato che qualcosa di brutto potesse essere capitato ai nostri figli e probabilmente avremmo anche allertato le forze dell’ordine”.
Sara e gli altri genitori dei ragazzini lasciati oggi a piedi chiedono, ora, a chi competente, di intervenire prontamente.
“Il nostro intento non è colpevolizzare l’autista che come tutti noi deve preoccuparsi anche della propria sicurezza per di più sul lavoro, né tantomeno la società che gestisce il trasporto, la quale dà un servizio in base a ciò che gli viene chiesto. – spiega ancora Sara – Sicuramente la responsabilità di quanto accaduto qualcuno dovrà prendersela, soprattutto se pensiamo che la vicenda coinvolge dei ragazzi poco più che bambini”.
I genitori si domandano in particolare perché non si è pensato di potenziare realmente il servizio.
“Noi crediamo che piuttosto di pensare ad offrire il servizio gratuito fino a fine anno, sarebbe stato più opportuno rafforzare il servizio facendo in modo di poterlo realmente utilizzare, anziché avere un servizio potenzialmente gratuito, ma che ti lascia poi a piedi perché non ci sono gli spazi.”