Un dramma, l’incendio al Traforo del Monte Bianco del 24 marzo 1999, e da quel momento le cifre non sono più tornate ad essere le stesse. Questo quanto si legge nella Convenzione Unica Anas del 29 dicembre 2009 per quel che riguarda Rav – il Raccordo Autostradale Valle d’Aosta – che da appena oltre i confini del Capoluogo, da Sarre, porta dritti alle pendici del “tetto d’Europa”.
Il traffico deviato sul Frejus, mai più tornato al Bianco
Dopo la chiusura a seguito dell’incidente del Bianco, comprensibilmente, gran parte del traffico tra Italia e Francia si è spostato in direzione Frejus, che, come si legge nell’allegato H della Convenzione ha: “visto aumentare notevolmente i suoi transiti” che dal milione e 300mila veicoli di media dal ’94 al ’98 ha superato di gran lunga i due milioni durante lo stop obbligato del Bianco – tra mezzi leggeri e pesanti – con un segmento “pesante” che “inizialmente a carico del traforo del Monte Bianco si sia trasferito pressoché interamente sul Traforo del Frejus”.
Situazione però che ha continuato a confermare le cifre anche dopo la riapertura del tunnel locale, e nella Convenzione si legge distintamente che il traffico pesante del cosiddetto “Corridoio Italia – Francia”, nei cinque anni precedenti l’incendio vedeva il 50,3% dei mezzi pesanti transitare al Bianco ed il 49,7% al Frejus mentre nel periodo successivo – dal 2005 al 2008 – il traforo piemontese vedeva passare il 58,3% dei mezzi pesanti a fronte del 41,7% di quello valdostano.
Fattore che, si legge, consente di “evidenziare che una quota di traffico intorno all’8% non è ancora stata recuperata dal TMB nei confronti del Traforo del Frejus e forse non verrà mai riconquistata”.
Le previsioni di traffico su Rav e l’incognita Torino-Lione
Sulle valutazioni sul futuro la Convenzione va con i piedi di piombo: “L’aspetto che maggiormente induce alla cautela – si legge – è proprio il contesto in cui l’arteria si situa, che non è particolarmente dinamico e per il quale non sono attesi tassi di sviluppo delle attività economiche superiore a quelli, peraltro modesti, previsti per il Sistema Paese”.
L’“effetto riapertura” del tunnel infatti si è visto poco, con traffici costanti, e senza i benefici della crescita segnata generalmente nel 2007. Guardando avanti, alla fine della concessione, ovvero al 31 dicembre 2032, si inserisce però una nuova incognita: “Un altro elemento importante da considerare è la sottrazione di traffico che si dovrebbe verificare sulla direttrice Italia-Francia a seguito dell’entrata in esercizio del collegamento ferroviario Torino-Lione, prevista (ma la sua conclusione e realizzazione, ad oggi, è tutt'altro che definita, ndr.) nella prima metà degli anni 2020”.
Situazione che, stando alle proiezioni, non sembrerebbe evolvere neanche a stretto giro: “Nel periodo dal 2012 al 2020, rispetto alle previsioni della Società Italiana del Traforo di traffico leggero invariato, è ipotizzata una crescita costante pari all’1,0% annuo, mentre per i pesanti è mantenuta la proporzione tra i passaggi al Traforo ed i transiti autostradali che pertanto variano in riduzione dell’1,0% nel 2012 ed in crescita dello 0,6% dal 2013 al 2014 e dell’1,0% dal 2015 al 2020”.
Non meglio – si tratta sempre di stime – andando avanti: “negli anni 2021 e 2022 il traffico leggero rimane invariato ed il pesante varia proporzionalmente all’andamento dei transiti al Traforo del Monte Bianco”. Finché sulla Rav non piomba “l’effetto Tav”: “Nel triennio 2023-2025 il traffico leggero resta costante mentre il pesante, concordemente alle stime della Sitmb che valorizzano in sensibile diminuzione gli effetti sul trasporto commerciale su gomma tra Italia e Francia conseguenti all’entrata in servizio del collegamento ferroviario Torino – Lione, segna diminuzioni rispettivamente dell’1,5%, del 3,5% e del 3,8%” cui seguirà una “stagnazione” finale – dal 2026 al 2032, termine della concessione – con il traffico che “rimane costante ed invariato (0,0%) sia per la componente del leggeri che quella dei pesanti”.