Toni accesi e inevitabilmente polemici a connotare il dibattito di giovedì 1 dicembre organizzato dalla Cgil Funzione Pubblica nella sala conferenze del suo “quartier generale” in via Binel ad Aosta. Lo scopo era illustrare a tutti gli interessati le ragioni che hanno portato il sindacato a non sottoscrivere gli accordi con la Società di Servizi Valle d’Aosta S.p.a., istituita a seguito della fantomatica legge Salvaprecari, contrariamente a SAVT, CISL e UIL che hanno già siglato l’accordo.
Quelli siglati non sono semplicemente contratti integrativi, che completano e puntualizzano la disciplina nazionale, bensì accordi a carattere “ablatorio e derogativo” . Si tratta, insomma, di disposizioni con le quali un contratto aziendale, quindi di rango inferiore, deroga in peius, ovvero inserendo clausole più sfavorevoli nei confronti dei lavoratori, rispetto ad un contratto di rango nazionale.
“La Valle d’Aosta è l’unica regione in Italia in cui alcune parti sindacali hanno contravvenuto all’accordo del 21 settembre 2011, intercorso tra Confindustria e i sindacati maggiormente rappresentativi, con il quale ci si impegnava a ritenere non applicabile il contenuto della L 148/2011 che prevedeva la possibilità di modifica in peius del contratto collettivo nazionale ad opera di contratti aziendali.” dice il Segretario Regionale della FP-Cgil, Carmela Macheda.”Dopo le prime trattative del 15 novembre scorso, il nostro sindacato ha inoltrato le sue richieste anche agli altri. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Inoltre molte delle clausole che eravamo riusciti a modificare nelle precedenti trattative non compaiono nell’accordo definitivo siglato dalle altre organizzazioni sindacali.” rincara la Macheda.
Al di là di ogni tecnicismo giuridico, le conseguenze per le categorie lavorative contemplate nel contratto non saranno di poco conto. I custodi ai castelli e gli assistenti alle mostre saranno sottoinquadrati in gradi di categoria inferiori pur dovendo svolgere le stesse identiche mansioni che svolgono attualmente. Sarà anche introdotto il requisito della “piena idoneità” allo svolgimento dell’attività lavorativa per gli operatori socio-sanitari, finora inedito e non puntualmente specificato nella nuova normativa, che comporterà il mancato rinnovo del contratto, oppure invaliderà i contratti già stipulati sulla base del requisito della semplice idoneità. Ci sarà anche un notevole accrescimento di responsabilità per personale sanitario e scolastico (in ordine, per esempio, alla somministrazione di farmaci o alla gestione di situazioni di emergenza), un nuovo codice di comportamento piuttosto rigoroso, una diversa disciplina delle ferie.