Cogne Acciai Speciali, l’acciaieria riparte dopo lo stop per il caro energia
I primi dei 188 operai della Cogne Acciai Speciali, rimasti durante la scorsa settimana in cassa integrazione straordinaria, a seguito dello stop alla produzione deciso dall’azienda per il caro energia, hanno ripreso oggi le consuete attività nei settori dell’acciaieria, delle materie prime e del laboratorio chimico.
Domani, martedì 6 settembre toccherà ai lavoratori all’area forgiati, mentre da mercoledì 7 settembre a quelli del treno blooming billette.
“Restiamo ora in attesa – spiega Ilaria Fadda, a capo delle risorse umane – un provvedimento decisivo da parte dell’Unione europea o del Governo italiano, un provvedimento risolutivo, altrimenti il problema diventa strutturale e non certo di una settimana come stato oggi. Abbiamo riaperto perché abbiamo delle esigenze produttive importanti, nonostante nulla sia successo negli ultimi giorni. Come tutte le aziende energivore ci aspettiamo un’iniziativa in grado di darci certezze sui costi di produzione, come può essere un price cap dell’energia”.
Lo stop, una decisione inevitabile
“Le condizioni di difficoltà nell’approvvigionamento di gas a prezzi mitigati rispetto allo sproposito attuale hanno reso tale decisione inevitabile e priva di soluzioni alternative – aveva commentato già a inizio della scorsa settimana il responsabile della Fim Cisl, Fausto Renna, pronosticando lo slittamento della riapertura a pieno regime della Cogne Acciai Speciali -. Si tratta di un problema che ci accomuna a molteplici altre aziende del territorio nazionale ma che, dal momento che soltanto la produzione a monte ma non quella a valle ha subito tale battuta di arresto, non causerà nel breve tempo rilevanti ripercussioni all’attività dell’azienda”.
La necessità di risorse aggiuntive
Privata per il momento del “Decreto aiuti” e della calmierazione dei prezzi di gas ed energia da esso promessa, la Cogne Acciai Speciali ha paradossalmente dovuto bloccare la propria produzione nonostante le numerose ordinazioni e richieste di recente pervenutele dalla clientela poiché impossibilitata ad abbattere i costi sull’utente finale, con conseguente rischio di perdita della clientela fidelizzata e non.
“Tali dinamiche non dipendono dall’azienda ma da fattori internazionali di cui di fatto non abbiamo il controllo e che hanno messo in ginocchio imprese, commercianti e persino i nostri impianti a fune, costretti all’aumento del costo degli skypass – osservava Claudio Albertinelli, segretario generale del Savt -. Al fine di contrastare tale effetto domino è importante che la Regione tenti il tutto e per tutto e si impegni nel riprendere in mano il lavoro sulle risorse destinate a imprese e famiglie accantonate durante l’assestamento di bilancio, le quali, pur non risolvendo le problematiche dello stabilimento, potranno sicuramente arginare se non evitare il pericolo di un danneggiamento incontrollabile e devastante”.