Con un Pil pro capite di 34,442 euro la Valle d’Aosta è ancora la regione più ricca d’Italia

A certificarlo è il rapporto Svimez di quest’anno, presentato ieri alla Camera dei deputati a Roma. Nel 2015 lo Svimez prevede per la nostra regione una crescita dell’1% del Pil e una flessione dell’0,3% dell’occupazione.
Economia

E’ ancora la Valle d’Aosta con un pil pro capite di 34,442 euro la Regione più ricca d’Italia nel 2013. A certificarlo è il rapporto Svimez di quest’anno, presentato ieri alla Camera dei deputati a Roma.
Nel 2013 un valdostano ha prodotto oltre 18mila euro in più di un abitante della Calabria, la Regione più povera d’Italia con un Pil pro-capite di 15.989 euro. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.457 euro, risultante dalla media tra i  29.837 euro del Centro-Nord e i 16.888 del Mezzogiorno.

Ma le notizie che arrivano dal rapporto non sono tutte positive per la Valle d’Aosta. La nostra regione infatti nel 2013 è quella che ha ottenuto, assieme a Puglia, Basilicata e Sardegna, il calo più alto di Pil rispetto al 2012, meno 4,4%. Il calo del PIL ha riguardato nel 2013 quasi tutte le regioni italiane, con le sole eccezioni del Trentino alto Adige (+1,3%) e della Toscana, che è rimasta stabile.
La Valle d’Aosta si guadagna inoltre la prima posizione in un’altra classifica del Rapporto Svimez, quella su tasso di occupazione femminile, pari al 65,9%. Certo ben lontana con il suo 157esimo posto tra le regioni europee dal 83,2% di Åland in Finlandia o dall’81,3% di Stoccolma in Svezia.  Nel 2015 lo Svimez prevede per la nostra regione una crescita dell’1% del Pil e una flessione dell’0,3% dell’occupazione.

La fotografia generale scattata dal rapporto parla di un Paese diviso e diseguale, dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento: nel 2013 il divario di Pil pro capite è tornato ai livelli di dieci anni fa, negli anni di crisi 2008-2013 i consumi di delle famiglie sono crollati quasi del 13%, gli investimenti nell’industria addirittura del 53%, i tassi di iscrizione all’Università tornano ai primi anni Duemila e per la prima volta il numero di occupati ha sfondato al ribasso la soglia psicologica dei 6 milioni, il livello più basso dal 1977. Una terra a rischio desertificazione industriale e umana, dove si continua a emigrare, non fare figli e impoverirsi.

 

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